- TREDICI A TAVOLA (2004)

Regia/Director: Enrico Oldoini
Soggetto/Subject: Enrico Oldoini
Sceneggiatura/Screenplay: Enrico Oldoini
Interpreti/Actors: Kasia Smutniak (Anna), Nicolas Vaporidis (Giulio a 18 anni), Angela Finocchiaro (Piera), Maria Amelia Monti (Matilde), Fabio Sartor, Silvia De Santis (Daria), Niccolò Enriquez (Pietro), Andrea Giuliano (Furio), Luca Angeletti (Roberto), Valeria Vitti, Giada Di Miceli, Ginevra Costa, Manuela Borlotti (Arianna), Gianna Giachetti (nonna Ester), Carlo Monni (Paolino), Paolo Bonacelli (nonno Giulio), Alessandro Benvenuti (Colonel), Giancarlo Giannini (Giulio)
Fotografia/Photography: Sandro Grossi
Musica/Music: Stefano Acqua
Costumi/Costume Design: Mary Montalto
Scene/Scene Design: Marisa Rizzato
Montaggio/Editing: Raimondo Crociani
Produzione/Production: Leading Pictures S.p.A.
Distribuzione/Distribution: Warner Bros. Pictures Italia
Vendite all'estero/Sales abroad: Intramovies
censura: 97958 del 22-04-2004

Storia di un primo amore sullo sfondo di una campagna toscana anni’ 60. Quella storia è di Giulio, ora adulto cinquantenne, che, dovendo vendere il casale che ha abitato durante la sua giovinezza, rivive insieme allo spettatore in un lungo flashback i momenti migliori della sua adolescenza, sui colli toscani vicino al mare, in quella lussuosa proprietà cinquecentesca, insieme a genitori, nonni, zii, cugini, servitù. Nessuno voleva mai sedersi in tredici a tavola, ma tra i suoi ricordi ancora vivi e nostalgici il posto di rilievo va ad Anna, una ragazza figlia di un’amica della madre, sui venticinque anni, giunta ospite per il periodo estivo.

Anna, bella, indipendente, ha vissuto per lungo tempo in Germania e ora è in crisi, senza più fidanzato. A bordo del suo maggiolino VW  incontra del tutto casualmente, Giulio, il quale perde subito la testa per lei.
Ma ovviamente non è il solo a perderla. Si direbbe che Anna abbia portato scompiglio tra tutti i membri della famiglia, dai più anziani ai più giovani. Tutti le fanno i complimenti e cercano di proporsi, in maniera più o meno esplicita; lei rappresenta inoltre quella ventata di emancipazione e di novità che rompe la consueta monotonia della vita di provincia di un’ Italia tutto sommato ancora legati a valori familiari e morali oggi ormai perduti.
I cugini di Giulio si sfidano a suon di scommesse per portarsi a letto Anna, ma vanno in bianco ad uno ad uno. Giulio, che non sa nulla di tutto ciò, ma crede anzi che il cugino più grande l’abbia fatta franca, non riesce a sopportare di vivere nell’ombra la sua infatuazione e decide di scappare di casa in gran segreto, affranto d’amore.
Salito su un treno per Roma di comunisti che stavano andando al funerale di Togliatti, ritorna a casa  con le pive nel sacco e si busca una buona dose di cinghiate dal padre. Anna interviene per soccorrerlo da quella furia, lo consola e lo cura dai lividi e dalle piaghe. Giulio riesce in quell’occasione a confessarle di essere fuggito per amore.
Anna intuisce qualcosa? Nel frattempo comincia a rimandare la sua partenza e a fermarsi molto volentieri per il compleanno di Giulio, che compie 18 anni (da sottolineare però che nella sceneggiatura sembra esserci a tal proposito un errore storico, in quanto il diciottesimo compleanno sembra essere vissuto da tutti come un evento importante, in senso “moderno”. Ricordiamo comunque che la maggior età ai tempi della vicenda era ancora fissata a 21 anni).
Fatto sta che proprio il giorno del compleanno, succede qualcosa di casuale ad Anna e Giulio, una piccola disavventura che da spiacevole diventerà piacevolissima per Giulio, anzi, decisamente il miglior regalo che potesse ricevere!!
E dopo quarant’anni il Giulio adulto si vanta di avere difeso fino all’ultimo quel suo piccolo segreto con gli amici e i familiari, nessuno ha mai saputo cosa è successo quel giorno sulla Volkswagen insieme ad Anna! Ma il ritrovato biglietto di addio della ragazza, lo testimonia inequivocabilmente. 
Tredici a tavola è il tentativo ben riuscito di amalgamare la commedia sofisticata e sentimentale con i guizzi vernacolari e di costume della tradizionale cinematografia di genere (ne sono un felice esempio il padre Alessandro Benvenuti e il personaggio dell’ avvocato in spider, interpretato da Fabio Sartor); l’equilibrio sembra essere raggiunto senza sforzo, anche se, forse, inconsapevolmente, Enrico Oldoini, anche soggettista e sceneggiatore del film, finisce per evocare atmosfere alla Pupi Avati. Il tema della nostalgia e dell’amore sono infatti in primo piano.
Tuttavia sono i due protagonisti principali Nicolas Vaporidis e Kasia Smutniak, i soli a prevalere sugli altri, Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti, Paolo Bonacelli, Alessandro Benvenuti, Giancarlo Giannini (tutti attori di rilievo). Ad essere sinceri è soprattutto la Smutniak, qui al suo quinto film, a uscirne beneficiata dalla regia di Oldoini, che la valorizza con naturalezza e semplicità, portandola sul podio dell’attenzione e conferendole un’aura sensuale, materna ed emancipata, ma al tempo stesso innocente.
Colpendo lo spettatore al suo punto più debole, idealizzando una giovane donna d’altri tempi che ha tutte le caratteristiche desiderate da un maschio, Oldoini fa dunque funzionare a dovere l’accoppiata Vaporidis-Smutniak (con qualche piccola caduta dell’acerbo Vaporidis) e suggerisce involontariamente alla televisione la moda delle saghe familiari ambientate negli anni ’60.  Nel medesimo stile sono le fiction a puntate Raccontami e Questo nostro amore, comparse qualche tempo dopo il film.
Da non dimenticare assolutamente anche la presenza di Giancarlo Giannini che con il suo recitato di io narrante ad effetto, esalta la dimensione poetica della storia. Dispiace che questo film sia stato mal distribuito al cinema e che Oldoini abbia preferito proseguire a realizzare prodotti anche di qualità, ma per lo più in televisione.
Tredici a tavola, comunque, ci lascia qualcosa di più di un sentimentalismo melense da telenovela.


Recensione a cura di :
Guido Colletti

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