- MALIZIA EROTICA (1979)

Malizia erotica


Regia/Director: José Ramón Larraz
Sceneggiatura/Screenplay: Sergio Garrone
Interpreti/Actors: Gabriele Tinti, Daniele Vargas, Alfredo Lucchetti, Laura Gemser, Barbara Rey, Mila Stanic, José Sazatornil, Angel Herrailz, Amparo Moreno, Jaime Mir Ferri.
Fotografia/Photography: Roberto Girometti
Musica/Music: Ubaldo Continiello
Scene/Scene Design: Franco Bottari
Produzione/Production: ASA Cinematografica, Eurogroup Film Distributors of Italy, Estela Films, Madrid, Films Dara, Barcelona
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 74388 del 24-11-1979

Malizia erotica ha come titolo originale spagnolo il più attinente ma poco intrigante El periscopio. Laura Gemser è la mattatrice della pellicola, impegnata in un ruolo erotico insieme al marito Gabriele Tinti, Barbara Rey, Daniele Vargas e Mila Stanic. Tanto per cambiare si tratta di una storia di lesbiche, situazione erotica che vede spesso coinvolta la Gemser, sempre brava e credibile in parti torbide e malsane.
Troviamo un adolescente in un’ipocrita famiglia borghese che invece di studiare compra un periscopio per spiare le vicine lesbiche (Gemser e Rey) mentre fanno l’amore. Le donne sono due infermiere che vivono insieme e instaurano un morboso rapporto erotico. Il ragazzino scopre il sesso spiandole con il periscopio e alla fine abbandona il mondo dell’infanzia prendendo parte ai torbidi giochi amorosi. Il finale mostra come le due donne riescono a far scoprire le gioie del sesso a un adolescente che non ha più bisogno del periscopio, ma preferisce toccare le gambe delle compagne di scuola. Le due lesbiche si vendicano della madre del ragazzo che le trattava con supponenza, rubandole con l’inganno una pelliccia di visone acquistata grazie ai soldi dell’amante. Il film è poco visto ma va riscoperto, magari ricorrendo a una vecchia VHS edita da Nocturno un po’ di tempo fa. Ne vale la pena perché il tasso di malizia erotica e la sconvolgente bellezza di Laura Gemser e di Barbara Rey lo meritano. Da segnalare la presenza di numerosi (e fastidiosi) inserti porno che non hanno niente a che vedere con il film e che sono stati messi nella pellicola all’insaputa delle attrici. Si nota lo stacco deciso e la diversa fotografia in alcune scene che passano improvvisamente dal soft all’hard. Laura Gemser è stupenda in un paio di spogliarelli che la mostrano in biancheria intima bianca e lunghe calze sorrette da giarrettiere provocanti. La sua pelle ambrata è esaltata dal contrasto di colore. I rapporti lesbici tra le infermiere sono il sale del film: la Gemser bacia in bocca la Rey con naturalezza, lecca la pelle bianchissima della compagna, morde i capezzoli e infine perlustra l’interno delle cosce in una sequenza ad alta gradazione erotica.
José Ramón Larraz non è un esperto di commedia sexy, ma è un buon regista di horror morboso che contamina con erotismo esplicito. In questo film siamo ai limiti del porno e non servono gli inserti con erezioni posticce che non c’entrano niente con la pellicola. L’erotismo del film è spezzato da alcune parti comiche e da brevi momenti di critica sociale contro il perbenismo piccolo borghese. La famiglia del ragazzo è un esempio eclatante di vizi privati e pubbliche virtù. Il padre frequenta un parrucchiere omosessuale  e diventa cieco a forza di prendere tinture e ormoni per arrestare la caduta dei capelli. La madre critica il rapporto saffico delle infermiere ma intanto frequenta un ricco amante per comprarsi la pelliccia di visone. La casa editrice per cui lavora il padre del ragazzo ritira dal mercato un libro, perché ci sono troppe scene di sesso inadatte a un paese che per anni è stato il difensore della chiesa cattolica e della moralità. “Combattiamo contro la valanga lasciva che invade il nostro paese”, dice l’editore. Larraz punta il dito accusatore sul finto moralismo: un partecipante alla riunione afferma di essere contento che si vedano tante donne nude sulle riviste ma viene subito zittito. Il ragazzino e il suo periscopio sono l’occhio dello spettatore che scruta da un metaforico buco della chiave. Laura Gemser in completo da notte di colore giallo vivo è uno spettacolo mentre si masturba e il ragazzino fa altrettanto al piano di sotto. Una bella parte onirica mostra i sogni del ragazzo con le due infermiere che fanno l’amore sul letto in una totale confusione di corpi. Alla fine del sogno il ragazzo si sente male e la madre è così preoccupata da chiamare Laura Gemser per curarlo. La bella indonesiana comprende che si tratta di “incerti dell’adolescenza” e di “polluzioni mancate”. Provvede senza esitazioni a rimettere in sesto l’ammalato. Pure qui c’è un inserto porno che rende esplicita la masturbazione praticata dall’infermiera, ma la scena girata da Larraz è di per sé molto spinta. La Gemser scopre il periscopio e denuncia i fatti al padre che rimprovera suo figlio. La mamma incolpa la relazione saffica delle due “svergognate”, afferma che lei non ha niente da nascondere, pure se poi il giorno dopo compra la pelliccia con i soldi dell’amante. Il ragazzino viene circuito da Barbara Rey che lo fa ubriacare e se lo porta a letto. Ottimo anche l’inserimento di Laura Gemser tra i due amanti, con un nuovo sensuale spogliarello davanti al giovane che la guarda estasiato e la divora con gli occhi. Questa parte erotica è ben fatta e la Gemser vestita in biancheria intima di colore bianco fa una gran figura. Alla fine le due donne si scopano il ragazzino e lo fanno diventare uomo. La vendetta delle infermiere nei confronti della mamma è completa quando si prendono la pelliccia di visone  che lei non può reclamare. La donna aveva detto al marito di aver trovato un biglietto del banco dei pegni: solo in quel modo poteva portare a casa una pelliccia comprata con i soldi dell’amante. José Ramón Larraz firma una buona pellicola erotica che si avvale della notevole interpretazione di due bellezze complementari come Laura Gemser e Barbara Rey. Le affinità autorali tra Larraz e Joe D’Amato trovano consacrazione nella scelta di un’attrice simbolo del cinema di Massaccesi e della sexploitation italiana. 

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