HO FATTO SPLASH (1980)

Regia/Director: Maurizio Nichetti
Soggetto/Subject: Maurizio Nichetti
Sceneggiatura/Screenplay: Maurizio Nichetti
Interpreti/Actors: Maurizio Nichetti (Maurizio, il cugino), Luisa Morandini (Luisa), Angela Finocchiaro (Angela), Carlina Torta (Carlina), Daniele Bongiovanni (bambino, figlio di Mimì), Flavio Bonacci (fotografo), Walter Valdi (rapinatore), Ugo Bologna (produttore), Massimo Sacelotti (Massimo), Guido Spadea (impresario), Lyall Crawford (regista inglese), Renato Dondi (cameriere), Giulia Lazzarini (Ariel), Corrado Lojacono (pompiere), Enzo Radicchio (pubblicitario), Giorgio White, Gianfranco Mauri (custode del teatro), Dante Martini (industriale), Massimo Buscemi, Renato Moretti (prete), Marise Flach (Marise), Pier Medini (cameriere), Ruggero Dondi (altro cameriere), Osvaldo Salvi (altro cameriere), Riccardo Peroni (altro cameriere), Elio Veller (altro cameriere), Salvatore Landolina, Patrizia Costa, Edmondo Sannazzaro, Tullio Piredda, Franco Barbero, Daniele Palmieri, Pier Luigi Pelitti, Guido Spadea, Franca Viglione, Massimo Buscemi, Giorgio Caldarelli, Mirella Falco, Lou Contreras, Lino Robi
Fotografia/Photography: Mario Battistoni
Musica/Music: Mariano Detto
Costumi/Costume Design: Maria Pia Angelini
Scene/Scene Design: Maria Pia Angelini
Montaggio/Editing: Giancarlo Rossi
Suono/Sound: Amedeo Casati
Produzione/Production: Vides Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Cineriz Distribuzione
censura: 75794 del 30-10-1980

A un anno di distanza da Ratataplan, Maurizio Nichetti prosegue quasi obbligato dai produttori il suo discorso cinematografico con Ho fatto splash. Questa volta il regista, pur non rinunciando alla consueta autoreferenzialità del suo personaggio che mantiene le stesse caratteristiche del film d’esordio, decide di concedersi maggiormente all’immediatezza e a un pubblico meno esigente. Ho fatto splash si caratterizza infatti con una sceneggiatura più robusta e dialogata e con personaggi quasi realistici, non sempre semplicemente abbozzati a icone clownesche.
Il protagonista non è infatti Nichetti, lo è in parte e sullo sfondo, ma è un trittico femminile di amiche che dividono un appartamento della vecchia Milano: Angela, Luisa e Carlina, i personaggi hanno gli stessi nomi dei protagonisti.
Le loro vite sono le vite di quei giovani che Nichetti, già nel 1980, riteneva vittime di un sistema sociale poco inclusivo, allo sbando, verso la ricerca di se stessi. Due amiche Angela e Luisa, uscite dal post’ 68, credono nell’indipendenza, nell’autodeterminazione, ma, al tempo stesso, si abbandonano a una società spietata e irreversibile che non permette loro una piena affermazione lavorativa. Chi porta i soldi a casa è la terza amica, Carlina, un’insegnante senza grilli per la testa, frustrata e vessata da alunni pestiferi, che viene per giunta rapinata una sera da un elegante signore rassicurante al quale si era rivolta per avere protezione da un gruppo di giovinastri in motocicletta (ennesimo esempio di come l’apparenza inganni). Carlina, però, sceglie una strada meno rivoluzionaria e faticosa, ma più borghese per realizzarsi: a metà film lascia l’appartamento e si sposa per andare a vivere con il futuro marito, dopo scene da un matrimonio degne di Chaplin (in particolare la scena in chiesa ricorda molto da vicino la riproposizione ancora più esasperata ne Le comiche di Neri Parenti).

Maurizio (Nichetti), invece, è lo scomodo ospite surreale che viene a interrompere l’armonia, ma anche la vita monotona delle ragazze. E’ un essere fuori dal tempo, silenzioso e pasticcione, addormentatosi davanti a una canzone di Nilla Pizzi a un festival di Sanremo di 30 anni prima, ora finalmente svegliatosi. La sua innocenza è anche la sua forza, che gli consente di vivere al riparo dalle frustrazioni e dalle “stranezze” del mondo contemporaneo. Non profferisce parola, ma del tutto innocentemente e pur puro caso Maurizio pronuncia l’unica frase fatidica che dà il titolo al film “ho fatto splash” e che diventa il gingle di uno spot che insieme a Luisa, attricetta in cerca di fortuna, era chiamato a interpretare come comparsa all’ Idroscalo di Milano.
La pubblicità e il potere subliminale della televisione, infatti, è un altro tema che in questo film fa capolino, tema caro a Nichetti, anche per motivi autobiografici, ripreso poi completamente una decina di anni dopo con Ladri di saponette. La televisione che non cessa mai di essere presente, anche come elemento fisico, è una minaccia incombente sulla società, ma è anche una via sperimentale di fuga che ha permesso a Maurizio di sottrarsi al tempo e alla storia attraverso il lungo letargo. La televisione, quindi, è un costante richiamo contemporaneo, che delinea la cultura giovanile degli anni ’80 e che Nichetti sembra in qualche modo amare e respingere al tempo stesso.
Alla fine ne esce fuori un film di pensiero e di azione, di riflessione e comicità, corredato da piccoli gioielli di tecnica registica e da ben collaudati motivetti musicali di Detto Mariano.
Angela, Luisa e Maurizio si ritrovano poi a lavorare come statue viventi dentro un padiglione fieristico, giovani prede dell’uso e consumo, giovani-oggetti osservati dai visitatori come fenomeni da baraccone, l’ultimo modo per sopravvivere in un mondo alienato e straniante.

Il film è stato pubblicato in DVD dalla Cristaldi Film


Recensione a cura di :
Guido Colletti

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