UN FANTASTICO VIA VAI (2013)

Regia/Director: Leonardo Pieraccioni
Soggetto/Subject: Leonardo Pieraccioni, Paolo Genovese
Sceneggiatura/Screenplay: Leonardo Pieraccioni, Paolo Genovese
Interpreti/Actors: Leonardo Pieraccioni (Arnaldo Nardi), Serena Autieri (Anita), Massimo Ceccherini (padre di Anna), Giorgio Panariello (Cavalier Mazzarra), Maurizio Battista (Giovannelli), Marco Marzocca (Esposito), Marianna Di Martino (Camilla), Chiara Mastalli (Anna), Giuseppe Maggio (Marco), David Sef (Edoardo), Alice Bellagamba (Clelia)
Fotografia/Photography: Fabrizio Lucci
Musica/Music: Gianluca Sibaldi
Costumi/Costume Design: Claudio Cordaro
Scene/Scene Design: Francesco Frigeri
Suono/Sound: Roberto Sestito
Montaggio/Editing: Consuelo Catucci
Produzione/Production: Levante S.r.l.
Distribuzione/Distribution: 01 Distribution
censura: 107943 del 05-12-2013

Siamo stanchi di ripetere che la commedia italiana è alla frutta, ma non è colpa nostra se gli autori si impegnano oltre misura per dimostrare un assunto che è diventato quasi un postulato. Leonardo Pieraccioni scrive (insieme a Paolo Genovese) e gira una storia talmente insulsa da non meritare neppure mezza pagina di recensione, ma ormai il film l’abbiamo visto e - che altro fare? - dobbiamo scriverla. Il protagonista è l’attore regista nei panni del quarantacinquenne Arnaldo, sposato con Anita (Autieri), padre di due figlie, impiegato di banca, amico di due vitelloni (Battista e Marzocca), immerso nella più completa routine. Un giorno la moglie scopre un regalo che l’amico playboy (Battista) ha dimenticato nella bauliera della moto del marito, crede di essere stata tradita e caccia il consorte di casa. Arnaldo non si giustifica neppure, anzi, prende al balzo l’opportunità di cambiare vita, trova una camera in affitto insieme a quattro studenti (Anna, Marco, Camilla ed Edoardo) con cui instaura un rapporto di complicità, aiutandoli a superare le loro paure e - in definitiva - riuscendo a vincere anche le proprie insicurezze. Lieto fine assicurato con tanto di ritorno a casa e bacio tra moglie e marito compreso nel prezzo del biglietto.
Non stiamo a spiegare le sottotrame del film e i vari intrecci sentimentali che giungono a soluzione nel corso di 95 minuti composti di sequenze scontate e battute insipide. Pieraccioni fa pure il vecchio saggio, apre e chiude il film con la proiezione onirica delle sue passioni, la caravella di Colombo rubata e lasciata nascosta in un bosco, metafora di un desiderio inespresso d’avventura. Dialoghi pessimi, morale stucchevole, battute insipide, sentimentalismo da Baci Perugina, sceneggiatura prevedibile e recitazione ai livelli di guardia. I vecchi attori sono bolliti, le giovani leve inguardabili. Cammei inutili di Iacchetti (monsignore), Benvenuti (passeggero di un autobus), Ceccherini (investigatore privato truccato nei modi più assurdi), che non alzano di un millimetro il tasso di comicità del film. Panariello va bene giusto in televisione ma al cinema scompare tristemente, il suo personaggio da razzista di provincia è addirittura imbarazzante. Battista e Marzocca sono due caratteristi, forse gli elementi migliori del cast, ma si vedono poco. Pieraccioni regista è molto televisivo, gira con tecnica anonima, tra panoramiche e avvolgenti movimenti di macchina, non è capace di guidare gli attori secondo criteri di buona tecnica recitativa. Pieraccioni attore è l’ombra di quel toscanaccio rivelazione che interpretò Il ciclone e I laureati, per non parlare del Pieraccioni soggettista e sceneggiatore, che fa acqua da tutte le parti. Interessante la citazione de I laureati (1995), con Pieraccioni che inventa il gioco della gara di corsa per non pagare il conto al ristorante, ma questa volta è invecchiato ed è raggiunto dal cameriere. Buona l’ambientazione aretina, sia nelle parti cittadine che nelle colline circostanti al capoluogo di provincia. Fotografia passabile, anche se molto anonima, tipica di un television-movie. Buona la colonna sonora di Gianluca Sibaldi, discreta la canzone Un Fantastico Via Vai scritta e interpretata dal cantautore Colore (Mattia Pàttaro) - esiste un videoclip girato da Pieraccioni -, suggestiva la lirica in musica La risata di mia figlia che Pieraccioni scrive per la piccola Martina. Un film per niente credibile, un Baci Perugina - movie, un fotoromanzo scritto male, con personaggi privi di spessore e storie che compongono una surreale commedia degli equivoci. La morale antirazzista e il pippone pieraccionesco sui ventenni capaci d’insegnarti che vent’anni non li ha più da un pezzo sono la logica conclusione di una presa in giro travestita da commedia. Continuare a parlare di questo film è come sparare sulla Croce Rossa. Non serve a niente e si finisce per restare antipatici. Meglio stendere un pietoso velo… 

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