LA CUGINA (1974)

Regia/Director: Aldo Lado
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Luisa Montagnana, Massimo Franciosa
Interpreti/Actors: Massimo Ranieri (Enzo), Dayle Haddon (Agata), Stefania Casini (Lisa Scuderi), Christian De Sica (Ferdinando Maria Scuderi, detto Ninì), Jole Fierro (sig.ra Toscano), Stefano Oppedisano (Ugo), Francesca Romana Coluzzi (Donna Amanda, moglie dell'onorevole), José Quaglio (Fragalà), Laura Betti (baronessa Rosalia Scuderi), Loredana Martinez (Giovannella), Stefano Oppedisano (Ugo, suo marito), Luigi Casellato (Peppino, cameriere casa Scuderi), Cristina Airoldi, Lorenzo Barbo
Fotografia/Photography: Gabor Pogany
Musica/Music: Ennio Morricone
Scene/Scene Design: Elio Balletti
Montaggio/Editing: Alberto Galletti
Produzione/Production: T. Gay - Testa Gay Cinematografica, Unidis
Distribuzione/Distribution: Cineriz
censura: 64787 del 05-07-1974

Dopo un esordio con diverse incursioni nel thriller, Aldo Lado propone, sull’onda della moda, nel ’74 un film che si inserisce nel filone di Malizia e di Peccato veniale.
La cugina affronta nuovamente il tema del desiderio erotico vissuto in famiglia in una Sicilia baronale e ricca e racconta del triangolo tra Enzo, la cugina Agata e il barone Ninì, ex compagno di giochi di Enzo.
Enzo e Agata sono attratti reciprocamente l’uno dall’altra fin dall’infanzia, ma mentre Enzo spinge per concupirla anche dopo il matrimonio con Ninì, Agata, mentendo a se stessa, cerca di reprimere i suoi istinti, generando liti e malintesi col cugino.

Enzo se la spassa allora con la sorella di Ninì, una donna molto meno complessata e più disinibita di Agata. Tuttavia il nostro non riesce a metterci una pietra sopra e a darsi pace, vuole possedere la cugina, che si avvia a vivere un noioso tran-tran matrimoniale. Finché Enzo un giorno capita nella villa dei coniugi e mentre Ninì cavalca una puledra,  dalla finestra gli mette le corna e consuma in piedi il suo agognato momento d’amore con Agata, in una scena apprezzabile per il grande guizzo ironico e beffardo (forse la scena più bella del film), girata in ralenti e in eco, mentre Ninì, totalmente ignaro, chiede alla moglie che lo osserva dal davanzale come si dice “cavalla” in latino.
Tutto lo spirito de La cugina è giocato sulla tensione tra lecito e illecito, apparenza e verità, candore e corruzione, gli abbozzati momenti erotici tra i due amanti avvengono sempre di nascosto e di fretta, col rischio di venire sorpresi. Tuttavia, Aldo Lado costruisce un film molto meno pruriginoso e perverso del romanzo omonimo da cui è tratto, di Ercole Patti, e lo popola di personaggi abbastanza lontani dall’iconologia borbonica che vorrebbe rappresentare. Agata, ad esempio, il cui ruolo viene affidato alla bella fotomodella canadese Dayle Haddon, si rivela quasi un corpo estraneo in mezzo a bozzetti e macchiettismi vernacolari e bucolici, per riproporre la consueta iconografia patinata americana da “playboy”.
Anche il doppiaggio di Massimo Ranieri mima la cadenza di un finto siciliano appena abbozzato, eppure il punto di forza del film è aver dato spazio e caratterizzazione a due personaggi allora poco conosciuti, Christian De Sica, qui uno dei protagonisti essenziali dell’intreccio e Stefania Casini, alla quale Lado conferisce, nel suo tratteggiarla a macchietta, una prorompente sensualità, una passionalità primordiale e ferina sotto gli abiti di una rispettabile donna d’onore siciliana.
Nel complesso La cugina predilige uno stile medio-alto, strizzando l’occhio a un pubblico alla ricerca di un intrattenimento gradevole e misurato; è tuttavia un film diretto da un veneto che si confronta con una società meridionale, mettendone in satira i tic e le contraddizioni senza strafare o abusare di umorismo corrosivo.
Tecnicamente La cugina ha delle buone riprese, la camera è quasi sempre mobile e si perde su molti dettagli di volti, di bocche, di oggetti, spesso metonimie simboliche che ne impreziosiscono la fattura. E’ un film che nel panorama delle commedie erotiche degli anni ’70 merita un posto in primo piano.
Disponibile in versione integrale in dvd per la RHV.

Recensione a cura di :
Guido Colletti

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