SONO FOTOGENICO (1980)

Regia/Director: Dino Risi
Soggetto/Subject: Massimo Franciosa, Dino Risi, Marco Risi
Sceneggiatura/Screenplay: Massimo Franciosa, Dino Risi, Marco Risi
Interpreti/Actors: Renato Pozzetto (Antonio Barozzi), Edwige Fenech (Cinzia Pancaldi), Aldo Maccione (avvocato Armando Pedretti), Julien Guiomar (Carlo Simoni), Michel Galabru (produttore Del Giudice), Gino Santercole (Sergio), Massimo Boldi (Pizzi, cognato di Antonio), Ugo Tognazzi (se stesso), Barbara Bouchet (se stesso), Vittorio Gassman (se stesso), Silvia Ermolli, Paolo Baroni, Eolo Capritti, Salvatore Campochiaro, Luigi Di Sales, Attilio Dottesio (Attilio Turchese), Bruna Cealti (madre di Antonio), Guido Mariotti, Paolo De Manincor, Roberta Lerici (Marisa), Mario Monicelli (se stesso), Margherita Horowitz (signora in treno)
Fotografia/Photography: Tonino Delli Colli
Musica/Music: Manuel De Sica
Costumi/Costume Design: Ezio Altieri
Scene/Scene Design: Ezio Altieri
Montaggio/Editing: Alberto Gallitti
Suono/Sound: Vittorio Massi
Produzione/Production: International Dean Film, Films Marceau-Cocinor, Paris
Distribuzione/Distribution: United Artists Europa
censura: 74900 del 21-03-1980

Ancora prima de "Il ragazzo di campagna" o "E' arrivato mio fratello", "Sono fotogenico" puo' considerarsi il vero capolavoro di Renato Pozzetto, e la parabola di Antonio Barozzi, il protagonista del film, puo' in un certo qual modo assomigliare a quella di Silvio Magnozzi/Alberto Sordi di "Una vita difficile", film di vent'anni prima diretto sempre da Dino Risi.
Certo è che in "Sono fotogenico", differentemente dal film con Sordi, si registra una vera e propria globale perdita di ideali : la donna è già diventata oggetto; la volgarità è all'ordine del giorno; l'ignoranza, l'abuso di potere e i soldi sono al primo posto.
Il provincialismo di Barozzi/Pozzetto ricorda in qualche modo gli stereotipi romanacci impersonati da Magnozzi/Sordi, e in entrambi i film è fondamentale, per la coscienza dei personaggi, la scena della rivincita nei confronti degli oppressori.
La trama, su misura per un personaggio come Pozzetto (qui più "maschera" che comico) è quella che molte volte abbiamo poi rivisto nel cinema: Antonio, trent'anni, nullafacente, vive a Laveno, con la madre e il nonno, e sogna da sempre di fare l'attore.  Ma il vivere in una provincia fredda e volgare non l'hanno mai aiutato, ed ecco che decide di spostarsi a Roma per cercare fortuna. Da subito inizia a fare diverse comparsate nei set più improbabili dove fa conoscenza con la bella Cinzia (Edwige Fenech) di cui si innamora, ma lei è più interessata a fare carriera e ad accompagnarsi ad uomini sempre diversi, invece di pensare a lui. Vivendo dal dentro l'ambiente cinematografico, Antonio, viene a contatto con un mondo spietato e senza scrupoli, del quale fa parte anche l'avvocato Pedretti ( un Aldo Maccione nel ruolo più interessante della sua carriera), squattrinato manager che lo coinvolge in situazioni ridicole, spennandolo senza vergogna. Deluso dalla vita del cinema (che lo ha portato anche a gravi infortuni, l'ultimo dei quali mentre faceva la controfigura di Monica Vitti), vediamo nell'ultima scena Barozzi tornare a Laveno con due gemelli, i figli di Cinzia, dei quali ingenuamente ha riconosciuto la paternità, e disilluso, ha accettato finalmente un posto in banca, come ha sempre voluto la famiglia.
La favola di questo novello Pinocchio impersonato da un Pozzetto in piena forma, che qui tocca il vertice più alto della sua carriera,  è anche un modo (se mai ce ne fosse stato bisogno) per riconfermare la capacità di Dino Risi di non invecchiare nel tempo. Qui ci sono tutti gli elementi che hanno caratterizzato la commedia italiana, riaggiornati sì, ma sempre attuali e cinici.
E' da riconoscere anche la bravura di Aldo Maccione, in un ruolo molto significativo , che ispirerà anni dopo il personaggio interpretato da Carlo Verdone in "Perdiamoci di vista". Protagonista di un mondo squallido, già votato all'apparenza e alla fame di sesso e denaro, quello dell'avvocato Pedretti è un ruolo cinico e violento, contrapposto all'animo docile e candido di Barozzi.
Numerose le citazioni, da "Il cacciatore", a "Rocky", così come numerose le scene memorabili, rimaste nella memoria del repertorio di Pozzetto: dal provino inespressivo con il fotografo-truffatore, a quello per il film hard, costretto a rimanere nudo dalla cintola in giù, e con poche speranze di essere preso in quanto troppo "emozionato".
Resta impressa la scena della bestemmia a tavola con i genitori, ben coperta in realtà da rumori di fondo, ma pur sempre comprensibile.
Compare anche un giovanissimo e baffuto Massimo Boldi nel ruolo del cognato, oltre alle numerose apparizioni di personaggi celebri, quali Barbara Bouchet, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi.

Il film venne presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1980,

Recensione a cura di:
 


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