EMANUELLE IN AMERICA (1976)

Regia/Director: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]
Soggetto/Subject: Ottavio Alessi, Piero Vivarelli
Sceneggiatura/Screenplay: Maria Pia Fusco
Interpreti/Actors: Gabriele Tinti (duca, Bull), Roger Browne, Paola Senatore (Laura), Laura Gemser (Emanuelle), Riccardo Salvino, Lars Bloch, Maria Piera Begoli, Giulio Bianchi, Efrem Appel, Matilde Dall'Aglio, Carlo Foschi, Renata Franco, Giulio Massimini, Stefania Nocilli, Marina Frajese, Maria Piera Regoli
Fotografia/Photography: Aristide Massaccesi
Musica/Music: Nico Fidenco
Costumi/Costume Design: Luciana Marinucci
Scene/Scene Design: Mario Dentici
Montaggio/Editing: Vincenzo Tomassi
Suono/Sound: Massimo Loffredi
Produzione/Production: New Film Production
Distribuzione/Distribution: Fida Cinematografica
censura: 69490 del 21-12-1976

La fotoreporter americana Emanuelle, amante delle avventure e del buon sesso, sempre alla ricerca di scoop dalle tinte forti, inizia questa nuova avventura infiltrandosi nell'harem di un boss dedito al traffico d'armi. Il malavitoso possiede una collezione privata di ragazze, una per ogni segno zodiacale. La nostra eroina penetra nel covo spacciandosi come nata sotto il segno della "vergine", metafora alquanto divertente. Tra lussuriosi bagni in piscina (molto belle le inquadrature di nudo delle ragazze con la cinepresa che dall'esterno s'immerge e insegue i corpi sott'acqua), rapporti lesbici nella sauna (con una Lorraine De Selle non accreditata nei titoli), e esperienze di voyeurismo di una donna che eccita e masturba un cavallo, riesce a documentare le attività illecite con una piccola macchina fotografica nascosta in un braccialetto. Ottenuto sufficiente materiale per il servizio, fugge dalla villa infilandosi di nascosto nell'auto di un ospite del boss, un duca italiano che decide di seguire oltreoceano nella lussuosa dimora veneziana dove vive con la moglie. La nobile coppia sembra il ritratto della famiglia ideale, ricca e perbene, ed Emanuelle quasi s'annoia in quest'ambiente aristocratico. Ma mentre trascorre una notte insonne contemplando dalla finestra il panorama notturno della laguna, li sente litigare. Per far tornare la quiete tra i due accetta le avance del duca, e quelle successive della moglie, lasciandoli poi a proseguire soli l'incontro d'amore pacificatore.
Arriva a Venezia il compagno di turno di Emanuelle, questa volta un collega giornalista. Sentivano la mancanza l'uno dell'altra, e tra le calle e le gondole, si rifugiano nel primo palazzo disponibile e consumano un vorace rapporto sessuale, in piedi contro la porta di una sala, accompagnati dalla melodia delle QUATTRO STAGIONI di Vivaldi che un'orchestra sta provando nella sala accanto. Una sera a casa del duca c'è una festa con esponenti dell'alta società. Durante il party, la nostra fotoreporter, non solo scopre che il duca commercia in quadri falsi, ma si fa raccontare da una delle ospiti di un'ambigua località esotica dove si svolge turismo sessuale per signore sole di una certa età. La festa finirà in orgia, con una grande torta dalla quale fuoriesce una ragazza nuda cosparsa di panna, che diverrà attrazione delle lingue degli invitati… Nel montaggio della scena compare e viene ripetuto il primo inserto hard del film, un piuttosto bruttino rapporto orale. Emanuelle, dopo aver documentato anche quest'ennesimo scandaloso episodio con la sua macchina fotografica nascosta, lascia Venezia alla volta dei tropici, per indagare sulla casa per signore sole. Si congeda dalla laguna salutando un candido giovane gondoliere: "Sei l'unico ricordo pulito che mi porto da Venezia".
Emanuelle in America
Arrivata al villaggio caraibico (in realtà palesemente ricostruito in ambiente mediterraneo con la tipica macchia e architettura nostrana, nonostante la pista sonora insista a inserire il verso del tipico uccello esotico che si sente sempre uguale in tutti i cannibal-movie), Emanuelle s'imbatte in una sfilata di aitanti, ma neanche troppo, maschioni, numerati come autentici prodotti in vendita, scelti ad uno ad uno dalle attempate villeggianti. Una di esse è interpretata dalla pornostar Marina Hedman (o Marina Frajese o Marina Lothar come si voglia), che concede un secondo inserto hard alla pellicola. Le villeggianti, sparse per la villa, consumano focosi rapporti con i gigolò, abbigliati a seconda dei gusti nei panni di Tarzan o Zorro (considerata l'ambientazione caraibica, per la parte maschile, compare anche qualche uomo dalla carnagione scura, ma la cinepresa mostra all'opera quasi soltanto occidentali piuttosto bruttini). Nella sua ricerca Emanuelle s'imbatte in una coppia che per raggiungere l'eccitazione guarda dei filmini, non pornografici, bensì i noti e incriminati snuff-movie. Decisa a mettersi sulle tracce di questa nuova pista, cerca di andar via, ma qualcuno si è accorto che scattava fotografie documentando l'illecita organizzazione di prostituzione, e pretende i rullini per cancellarne le prove. Riesce a salvarsi in extremis, seducendo, violentando e drogando l'arcigna direttrice della casa, e scappando in fretta e furia senza né vestiti né denaro. Con l'aiuto di un giovane autista, a cui concede le sue grazie, torna a New York alla sede del giornale. Il direttore della testata la mette sulle tracce di chi potrebbe aiutarla a indagare sul torbido mercato degli snuff, avvertendola comunque della difficoltà nonché pericolosità dell'impresa. La coraggiosa Emanuelle non si dà per vinta, e le indagini la conducono alle calcagna di un insospettabile, un bieco membro della Casa Bianca, destrorso, falso moralista e ipocrita patriottico. Seducendolo e raggirandolo, costui cade ingenuamente nel tranello, e non solo mentre sono a letto le svela il possesso dei filmini incriminati, ma, dopo averla infarcita di lsd, la conduce addirittura nei segretissimi luoghi dove vengono girati. Tornata al giornale, preda della droga, Emanuelle non ricorda nulla, e confessa al direttore il proprio fallimento. Egli però le mostra le macabre fotografie che lei, nonostante sotto effetto dell'acido, è riuscita a scattare. Emanuelle esulta, non ha fallito neanche questa volta, ma le foto scottano troppo, e la loro pubblicazione è impossibile. Disgustata e delusa, lascia il giornale e parte col compagno alla volta di una selvaggia isola tropicale, alla ricerca di riposo e nuove avventure…

Nelle locandine dell'epoca di questo terzo capitolo ufficiale delle avventure di Emanuelle, secondo diretto da Joe D'Amato, accanto al nome di Laura Gemser comparivano le scritte "la vera Emanuelle" o "Black Emanuelle", quasi a difendere l'originalità del personaggio. Già incombevano minacce di imitazioni apocrife e un sequel, sì diretto da Bitto Albertini, regista del primo film, ma interpretato da un'altra attrice. Emanuelle, questa figura di fotoreporter disinibita in giro per il mondo, stava riscuotendo molto successo e stimolava le inventive e le scopiazzature di autori e produttori che tentavano di cavalcarne i sempre fruttuosi temi del trinomio sesso, violenza e avventura per ingrossare le proprie finanze. Ma per il momento D'Amato, ancora in sceneggiatura con gli autori del precedente EMANUELLE NERA ORIENT REPORTAGE, e sempre accompagnato dalle belle musiche di Fidenco, aveva le redini del filone, qui supportato anche per la prima volta in produzione dall'abile Fabrizio De Angelis, che lo seguirà anche negli altri film. Molto meno brioso e spensierato rispetto al precedente, ma più cupo e forte, sia in termini di sesso che di violenza. Il plot anche qui è debole, la storia è più un viaggio senza inizio e senza fine, piuttosto che un intreccio con inizio, culmine e finale. Quello che c'è in più è una leggera e comunque non troppo seria critica nei confronti dei vizi della società e della sua corruzione. E' rappresentata l'immoralità degli aristocratici "perbene", è denunciata la corruzione morale degli uomini di politica e l'ipocrisia dell'informazione giornalistica.
Le scene dello snuff-movie sono piuttosto forti e impressionanti. Per raggiungere questo livello di verità espressiva la pellicola fu sviluppata, grattata e maneggiata diverse volte, mentre gli effetti gore sono di Giannetto De Rossi. Qualcuno lo definisce il primo film pornografico italiano, ma in realtà in Italia uscì nella versione soft. Le scene hard presenti nella versione integrale furono riservate il mercato estero, in particolare francese e americano.
All'interno della continuità narrativa della serie solo il personaggio della Gemser è coerente col proprio ruolo, mentre gli altri protagonisti, anche se interpretati da medesimi attori in più film, assumono caratterizzazioni differenti. Ad esempio Gabriele Tinti, che in ORIENT REPORTAGE aveva il ruolo del compagno di Emanuelle, interpreta qui il duca veneziano.

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