LA COMMARE SECCA (1962)

Regia/Director: Bernardo Bertolucci
Soggetto/Subject: Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura/Screenplay: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti, Bernardo Bertolucci
Interpreti/Actors: Francesco Ruiu (Canticchia), Gabriella Giorgelli (Esperia), Giancarlo De Rosa (Nino), Marisa Solinas (Bruna), Vincenzo Ciccora (Sindaco), Lorenza Benedetti (Milli), Silvio Laurenzi (I'invertito), Vanda Rocci (prostitufa), Allen Midgette (soldato Teodoro Cosentino), Emi Rocci (Domenica), Alvaro D'Ercole (Francolicchio), Ada Peragostini (Maria), Romano Labate (Pipito), Erina Torelli (Mariella), Renato Troiani (Natalino), Clorinda Celani (''Soraya''), Alfredo Leggi (Califfo), Carlotta Barilli (Serenella), Santina Fioravanti Lisio [Santina Lisio] (sora Anita, madre di Esperia), Nadia Bonafede, Elena Fontana, Maria Fontana, Ugo Santucci, Gianni Bonagura (maresciallo)
Fotografia/Photography: Gianni Narzisi
Musica/Music: Piero Piccioni
Costumi/Costume Design: Adriana Spadaro
Scene/Scene Design: Adriana Spadaro
Montaggio/Editing: Nino Baragli
Suono/Sound: Sandro Fortini
Produzione/Production: Cineriz di Angelo Rizzoli, Compagnia Cinematografica Cervi
Distribuzione/Distribution: Cineriz
censura: 38243 del 19-09-1962

In principio era Pasolini … Così si potrebbe introdurre l’opus numero 1 di Bernardo Bertolucci. La commare secca (titolo preso da un sonetto di G. Belli) è un film insolito, pasoliniano, come detto dinnanzi, con attori presi dalla strada e una regia molto sperimentale. La pellicola si apre con delle forti immagini di una donna morta e distesa su un prato nella periferia di Roma, vicino ad una strada . Una voce fuori campo introduce lo spettatore ad intendere che la persona, la quale sta parlando, è un ispettore di polizia. Il volto pallido di un ragazzino, una luce soffusa e il tono leggermente ossessivo del narratore sono indizi di un vero e proprio interrogatorio. Insomma, la sostanza del film non cambia molto: alcune persone indiziate vengono interrogate da un cinico e burbero maresciallo, fuori scena, il tutto unito ai flash back dei vari personaggi, per ricostruire i fatti. Ma, come immaginabile, il ciclo è una catena: si torna punto e accapo, ovvero, tutti parrebbero innocenti oppure nascondo qualcosa …
Un esordio particolare per Bertolucci, come definisce il Merighetti che ‘deve troppo alla volontà di fare cinema d’autore’. Effettivamente, il lungometraggio pare essere come una prova d’esame, ossia, sembrerebbe voler ricalcare troppo i film dell’epoca di Pasolini (il soggetto è suo, e, collaboratore alla sceneggiatura è Citti) ma nello stesso tempo voler esser anche un’opera innovativa. Il problema è che, alla lunga, ci si stanca … Il ritmo non è coinvolgente, annoia (nonostante la musica di Piccioni faccia l’impossibile per non stancare) ma punto a favore è la trama, particolare, soprattutto perché imperniata sulla morte di una prostituta. Discreti anche gli attori, nonostante sia visibile la loro inesperienza, e la fotografia in bianco e nero, avvolgente. Certo è che una strizzatina d’occhio a Kurosawa non ha fatto male a Bertolucci & Company.

Recensione a cura di:

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