Regia: Luca Barbareschi
Soggetto: Francesco Abate e Massimo Carlotto
Sceneggiatura: Francesco Arlanch, Luca Barbareschi, Anna Pavignano
Casa di produzione: Casanova Enteriament, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti e personaggi: Luca Barbareschi: Matteo; Zhang Jingchu: Jiazhen; Carl Ng: Zhao; Frank Crudele: Tomas Hodek; Branko Djuric: Valerio; Gary Lewis: Gregory Poulson; Alessandro Haber: Capitano Poloni; Kenneth Tsang: Signor Feng; Michael Wong: Commissario di polizia Xi Chan.
Anno: 2013
Attore, presentatore, showman,
politico ma anche regista, non si può certo dire che la carriera di Luca
Barbareschi sia monocorde o noiosa. Dopo “Ardena”
(1997) e “Il trasformista” (2002)
Barbareschi si “butta” in un nuovo ambizioso progetto, un film, liberamente ispirato al romanzo "Mi
fido di te" di Massimo Carlotto e Francesco Abate, su un tema scottante e sicuramente originale: il commercio di cibi edulcorati e tossici su
scala mondiale, del quale firma sceneggiatura e regia. Il risultato è un “redemption movie” per certi versi
sorprendente, non privo di difetti, ma in grado di dire la sua nello scarno
panorama italiano, costellato di commedie becere e di poca voglia di osare. Il film,
girato interamente ad Hong Kong, in Cina, recitato in lingua inglese e cinese, per poi
essere doppiato in patria, si conferma un film di ampio respiro e di caratura
internazionale e premia il regista italiano che tanto ha creduto in questo
progetto dal buon budget (5 milioni di euro), che permette di fare ma non
strafare.
Matteo
Mercury (nome in codice) è un uomo senza scrupoli e profondamente legato al
denaro, lavora per una multinazionale cinese (la Feng )che produce cibo
avariato ed edulcorato, distribuendolo in giro per il mondo in quei paesi in
via di sviluppo dove vigono pochi controlli. La distribuzione avviene in
particolare in luoghi come “ istituti, prigioni e scuole” , causando la morte
di migliaia di persone. Tutto ciò sembra non preoccupare affatto Matteo che, In seguito al salvataggio dal sequestro
di un prezioso carico di cibo edulcorato, viene promosso responsabile “totale”
della Feng, con pieni poteri decisionali in tutti i settori. Matteo non perde
tempo e pone le basi per il suo prossimo obiettivo: il progetto“White Africa”, ossia la produzione di
un tipo di latte in polvere edulcorato, che costi poco ma frutti molto, capace
di vincere l’appalto concesso dall’OMS per sfamare il popolo africano.
L’incontro con una donna cinese di nome Jiazhen, proprietaria di un piccolo
ristorante dedicato al figlioletto, scomparso proprio a causa di un
avvelenamento alimentare, farà riflettere Matteo, guardando al suo passato, al
presente, ma soprattutto al futuro…
Devo
dire che non mi aspettavo granché da
questo film, non chiedetemi il perché, sapete quelle sensazioni a pelle che si
hanno prima di incontrare qualcuno? È sbagliato, si sa, ma l’importante è
sapersi ricredere e cambiare idea, come diceva quel proverbio? Ah già! “Solo i
cretini non cambiano mai idea!”.
Ho
letto tanti pareri in rete, positivi e negativi, non ho potuto fare a meno di
notare che, purtroppo, si tende a giudicare il film sotto un punto di vista
iper critico solo perché girato da Luca
Barbareschi. Capisco le antipatie personali, legittime,per carità!, ma il non
saper scindere politica dal cinema è altamente improduttivo per tutti.
Barbareschi
mette in scena un film dalla regia solida ed esteticamente curato, complice
sicuramente la bella fotografia (con splendide inquadrature dall’alto) “Hollywood like” di Arnaldo Catinari. Il
cast è di alto livello e pur non potendo contare sugli attori che avrebbe
voluto come prime scelte (“gli attori italiani a cui avevo pensato non mi
hanno voluto come regista”),
Barbareschi riesce a fare di necessità virtù, pensando alla bella attrice cinese
Zhang Jingchu (“Rush Hour 3” ) come (molto credibile)co-protagonista, ed a caratteristi come Gary
Lewis (“Gangs of New York”, “Billy Elliot”), Alessandro Haber (“Regalo
di Natale” , “Il Ciclone”) e Frank Crudele, ritagliandosi un ruolo
da protagonista adatto a lui, nelle vesti di un uomo normale (non un belloccio
trentenne dal capello impomatato) senza scrupoli e materialista, ma capace di
ravvedersi. La sceneggiatura è sicuramente originale, il tema del commercio
illegale di alimenti contraffatti è un tema nuovo nel mondo del cinema, di
conseguenza crea molto interesse ed apprensione agli occhi dello spettatore.
Apprensione perché durante la visione del film ci faremo delle domande che
prima del film non ci saremmo probabilmente fatti, questo rende già di per sé
il film degno di una visione. Non essendo in toto un film di denuncia alla
Michael Moore, “Something Good” presenta anche elementi cari al cinema
di genere, come la presenza di una love story, atmosfere cupe e qualche morto
ammazzato che terranno il ritmo abbastanza elevato per tutta la durata della
pellicola. Il difetto principale della pellicola è rappresentato dalla poca
limpidezza dello “sbroglio” della matassa, caratterizzato da un troppo veloce
voltafaccia del protagonista.
In conclusione “Something Good” è un “ Qualcosa
di Buono” di nome e di fatto. A Barbareschi va il merito di aver innalzato
il livello di “esterofilità” in un film italiano, donandogli un respiro
internazionale che mancava da tempo, soprattutto per un film di genere come
questo.
Dialoghi e Frasi da
ricordare:
Legenda: M = Matteo T = Tomas
-
M: (Andando a controllare la cucina di un ristorante) Scommetto
che trovo qualche nostro prodotto.
-
T: D’accordo, cosa scommettiamo?
-
M: La tua quota dell’affare di oggi.
-
Andiamo…
-
M: Se non trovo niente, hai perso, perché non sono clienti
nostri. Se trovo qualcosa, hai perso, perché mi hai portato a mangiare qui.
-
T: Cosa!?
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