POLIZIOTTO SPRINT (1977)


Regia/Director: Stelvio Massi 
Soggetto/Subject: Aldo Capone 
Sceneggiatura/Screenplay: Aldo Capone 
Interpreti/Actors: Maurizio Merli (agente della mobile Marco Palma), Giancarlo Sbragia (maresciallo Tagliaferri), Angelo Infanti ("nizzardo"), Orazio Orlando, Lilli Carati, Glauco Onorato, Gaetano Balestrieri, Rosario Borelli, Tullio Casarino, Paolo Casella, Gabriele Domenighini, Vittorio Fanfoni, Tom Felleghi, Manfred Freyberger, Claudio Giorgi, Mario Granato, Michelangelo Jurlaro, Giuseppe Ruschini, Domenico Poli [Mimmo Poli] 
Fotografia/Photography: Riccardo Pallottini, Franco Delli Colli 
Musica/Music: Stelvio Cipriani 
Scene/Scene Design: Claudio Cinini 
Montaggio/Editing: Mauro Bonanni 
Suono/Sound: Bruno Zanoli 
Produzione/Production: Cleminternazionale Cinematografica 
Distribuzione/Distribution: Titanus 
censura: 70715 del 09-08-1977 
Altri titoli: S.O.S. Jaguar casse guele, Highway Racer

Roma, 1977. Marco Palma è un agente della squadra mobile di Roma, pilota delle auto della polizia, all'inseguimento dei malviventi. Ritiene di essere un provetto guidatore, ma, messo alla prova, prima si fa sfuggire i banditi che avevano rapinato una banca e, poi, con una manovra sconsiderata, provoca la morte del collega che gli stava accanto. Intenzionato a lasciare l'incarico e ritirarsi a vita privata, viene recuperato ed addestrato dal suo superiore diretto, maresciallo Tagliaferri, che è stato a sua volta, in gioventù, un capace guidatore delle auto di servizio, in particolare di una Ferrari che gli era stata affidata per catturare i più temerari delinquenti. Considerato una leggenda come maestro della guida, trova in scena, di nuovo, dopo molti anni, il suo più acerrimo nemico, Dossena il "Nizzardo" che sta preparando e portando a termine audaci rapine in città. Decide di istruire e affidare al più giovane Palma il compito di affrontare il vecchio antagonista, affidando le speranze di catturarlo, nel probabile difficile duello automobilistico, recuperando la vecchia Ferrari ormai dismessa. I due nuovi antagonisti si affronteranno con ferocia e rispetto fino al sorprendente finale.

La coppia Stelvio Massi, regista già apprezzato e virtuoso, e Maurizio Merli, famoso e bravo attore, aprono con "Poliziotto sprint" la loro fortunata collaborazione che li vedrà protagonisti, ognuno nel suo ruolo, di altri cinque cinque film polizieschi a seguire. Il loro sodalizio sarà foriero di successi commerciali e impreziosirà il filone poliziottesco oltre a caratterizzare, per Merli, le linee guida del personaggio indimenticabile, duro e puro, al servizio della gente e dell'ordine pubblico.

In questo primo lavoro, però, non affiorano affatto le tematiche che verranno sviluppate successivamente e contribuiranno a ricordare, secondo stilemi precisi, il genere quali: il rapporto conflittuale del poliziotto-commissario con i superiori e i magistrati; il contrasto con la stampa, pronta a sbattere in prima pagina il mostro tutore dell'ordine; la violenta lotta contro il crimine organizzato, sia esso malavita comune o mafia, a prezzo di sangue e sacrifici personali; il rapporto, spesso complicato, con moglie e figli trascurati; la fiducia incondizionata della gente semplice che si sente protetta dalle forze di polizia.

Il matrimonio artistico tra Massi e Merli inizia con questo film andrenalitico, grintoso, fuori dagli schemi consueti dei polizieschi del periodo. Unico tema di fondo: automobile, automobile, automobile. Merli inizia in sordina, quasi in fase di rodaggio, irriconoscibile; non è commissario, ma semplice agente, si doppia da sè e, soprattutto, recita senza i suoi famosi baffi. E' un insolito ruolo di subordinato che non si ripeterà più. Duetta in auto con Orazio Orlando, splendida spalla napoletana; è un pò sbruffone ("la vita, caro mio, è una maestra che va condita con un pizzico di follia") e un pò compagnone amichevole.

Il film può essere definito automobil-poliziesco perchè lo spettatore che apprezza la velocità, gli inseguimenti, le sbandate e i testa- coda, si esalta al massimo per tutta la durata e non si pente nè del biglietto, nè di vedere portate all'eccesso le peculiarità più estreme del genere poliziottesco: automobili e formidabili stuntmen a volontà.

Niente sangue, poche pistole o mitra che sparano e tanti duelli automobilistici. Tutto si svolge, prevalentemente, dentro gli abitacoli di lamiera, dalla soggettiva sui volti degli inseguitori e inseguiti, ai campi lunghi sulle strade dove sfrecciano i piloti che si inseguono. Sembra un perenne grand prix, manca il contorno della gente e le auto dei cittadini perchè tutto sfreccia intorno a loro senza coinvolgerli. Il confronto con i killer è in auto e in auto si determineranno i destini dei protagonisti.

Nella seconda parte del film ritroviamo il Merli che ci piace; deciso e determinato porterà a termine il pericoloso, ma esaltante, duello con l'antagonista "Nizzardo". I ruoli sono nobili, ognuno ha la sua dignità, la difende e il combattimento si svolge tra uomini veri e leali. C'è tanta memoria di western in questa parte filmica: dall'addestramento trasmesso dal vecchio maresciallo, l'ottimo Giancarlo Sbragia, al quasi inesperto Palma ("o li prendi a cavallo o non li prendi per niente"), fino al duello da "Sfida all' o.k. Corral" in versione motorizzata alla periferia di Roma, ironico sfondo da Almeria spagnola, per la resa dei conti. I due più bravi fanno il vuoto e si sfidano prima a piedi (rivive un pò "Heat" del 1995 con De Niro e Al Pacino), poi in auto, quasi un "Fast and Furious" all'amatriciana, ma ventiquattro anni prima di quello americano.

Ampio lo spazio dedicato all'addestramento, formidabile quello dedicato agli stuntmen, squadra guidata da Remy Julienne, vero maestro che fa guidare i suoi acrobati del volante sdraiati o li fa precipitare da piazza di Spagna o in equilibrio vicino ai burroni delle montagnole della periferia. Le auto sono già dei miti: "Squalo 6" è una Alfa Romeo Giulia 1,6 blu petrolio, la Ferrari 250 GTE per la polizia e le Citroen DS testa di moro per i rapinatori. Di contorno la presenza di Lilli Carati che lamentò, poi, il carattere irascibile di Merli fuori dal set. Il film è tratto dalla storia vera del commissario di polizia Spatafora che raccontò la sua vita al produttore Di Clemente. Stelvio Massi dichiarò, e ci crediamo, che "Poliziotto sprint" fu il suo film preferito in assoluto.

Dunque un film originale, fuori dai consueti schemi, ironico, di purissimo divertimento; in una parola brillante e da vedere.

"Se il buon giorno si vede dal mattino"- così avrà pensato il fortunato spettatore che, vedendo sul grande schermo questa prima prova, avrà sperato che il duo Massi/Merli potesse continuare a girare ancora con chissà quali altri risultati. E' così è avvenuto per la felicità di quelle lontane platee e di quelle recenti televisive (il vostro recensore fa parte di entrambe) che, ancora oggi, si godono con soddisfazione questi film.

Voglio spendere qualche parola per rivalutare positivamente il lavoro, nel tempo, di Stelvio Massi. All'epoca già emerge come uno dei maggiori registi dei film cosiddetti poliziotteschi; in seguito viene considerato buon artigiano, forse, più per la quantità che la qualità.

Sorprende il recensore, invece, alle più recenti nuove visioni dei suoi film, l'eleganza e la razionalità delle riprese. Dagli zoom, mai esagerati o fuori posto, splendida esasperazione del filone, alle diverse angolazioni degli inseguimenti e delle sparatorie, quasi da western, si contrappongono acute le intelligenti spazialità in cui prevalgono i personaggi, i confronti umani e di ruolo, mai esagerati o sopra le righe.

Per ogni suo protagonista c'è un tono diverso nella ripresa, campi e piani differenti per Merli, Gasparri, Saxon,Milian,Testi o Mezzogiorno. Ha navigato da esperto marinaio del genere, spesso con budget risicati, ma con tanta professionalità e capacità.

Recensione a cura di:
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