LA DECIMA VITTIMA (1965)


Regia/Director: Elio Petri
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Tonino Guerra, Giorgio Salvioni, Ennio Flaiano, Elio Petri
Interpreti/Actors: Marcello Mastroianni (Marcello Polletti), Ursula Andress (Caroline Meredith), Elsa Martinelli (Olga), Salvo Randone (professore), Massimo Serato (avvocato), Milo Quesada (Rudi), Luce Bonifazi [Luce Bonifassy] (Lidia), George Wang (assalitore cinese), Evi Rigano (una vittima), Walter Williams (Martin), Richard Armstrong (Cole), Anita Sanders (hostess rilassante), Mickey Knox (Chet), Antonio Cianci
Fotografia/Photography: Gianni Di Venanzo
Musica/Music: Piero Piccioni
Costumi/Costume Design: Giulio Coltellacci
Scene/Scene Design: Piero Poletto
Montaggio/Editing: Ruggero Mastroianni
Suono/Sound: Ennio Sensi, Emilio Rosa
Produzione/Production: Compagnia Cinematografica Champion, Films Concordia, Paris
Distribuzione/Distribution: Interfilm
censura: 46068 del 26-11-1965
Altri titoli: La dixième victime, Das 10.Opfer

Tratto dal romanzo 'La settima vittima' di Sheckley, il film, è ambientato in un lontano futuro, probabilmente collocabile intorno all'anno Duemila. In quest'epoca, le nazioni si sono unite per dar vita ad un 'club', i cui membri si cimentano in una sorta di 'guardia e ladri', dove alternativamente si è vittima o cacciatore. Il loro scopo è semplice : uccidere, per non essere uccisi. Fra questi, troviamo l'esperto Marcello (Mastroianni), alle prese con la sua 'insensata' voglia di vivere, che, per noia si riduce a fare questo passatempo, e la bellissima Ursula Adress, spietata killer, prossima ad essere ricordata come una fra le più importanti all'interno del club. Il destino vuole che i due si debbano affrontare.
Film, per l'epoca innovativo ma, nello stesso tempo, di attualità, in cui il regista Petri, affiancato dal grande Tonino Guerra, riflette ancora una volta su tematiche contemporanee quali il divorzio, il conformismo, la modernità e la pace. A differenza di altre pellicole, 'La decima vittima' , seppur ambientato in un ipotetico futuro, rispecchia molto da vicino la nostra società che fonda le sue basi sulla modernità e sul progresso, ma che allo stesso tempo risulta persa (quasi un 'non-sense') al pari dei protagonisti del film, volutamente inespressivi e senza un filo di passione per la vita, vissuta come, appunto una caccia, o meglio, una fase da superare.
Nell'adattamento di Petri si evince uno sprazzo di speranza nel futuro prossimo, visione diametralmente opposta al messaggio contenuto nel romanzo di Sheckley. 
Sebbene il film abbia un andamento veloce (merito anche dell'ottima musica di Piero Piccioni), il problema maggiore si riscontra in un finale, voluto dal produttore Carlo Ponti, troppo mieloso e scontato.

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