BIANCANEVE & CO. (1982)



Regia/Director: Mario Bianchi
Soggetto/Subject: Nino Marino
Sceneggiatura/Screenplay: Nino Marino, Luigi Petrini
Interpreti/Actors: Michela Miti (Biancaneve), Oreste Lionello (re Agesilaus IV), Gianfranco D'Angelo, Aldo Sambrell, Damianne Saint-Clair, Franco Bracardi, Enzo Garinei, Mimmo, Franco, Aldo Ralli, Tiberio Murgia, Mireno Scali, Serena Bennato, Mario Patumi, Maurizio Maturani [Maurizio Martufello], Andrea Albari, Gianni Magni
Fotografia/Photography: Umberto Galeassi
Musica/Music: Ubaldo Continiello
Montaggio/Editing: Cesare Bianchini
Produzione/Production: Valiant International
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 77746 del 28-04-1982

Concepita, appunto, sulla neve dal Re (Sambrell chissà perché doppiato in bolognese) e la Regina (Bennato), la dolce Biancaneve (Miti), è un fior di ragazza sempre pronta ad aiutare il prossimo. Sopratutto se maschio. E si, perché la ragazza non è per nulla casta e la sua bellezza è l'oggetto dell'invidia della nuova Regina (Saint-Claire) sposata dopo la morte di parto della madre. Questa nuova sovrana che veniamo a sapere chiamarsi Crimilde ingaggia un cacciatore (Magni) perché la porti in mezzo al bosco e la uccida. Come prova dovrà portare un ricciolo dei suoi peli pubici (!!). Ma la bellezza della ragazza ha di nuovo la meglio convincendo l'uomo a violentarla (usa proprio questa parola nel film), piuttosto che ucciderla. Lasciata sola nel bosco, prima arriva alla locanda di un oste (Bracardi) che dopo averla fatta strafogare di roba neanche avrà il piacere di averla e poi alla casa (il solito casale di Corcolle) dei Sette Saggi (Ralli, Garinei - che pare doppiato da Gastone Pescucci - e Murgia. Gli altri non so chi siano anche se uno parla come Ruggero di UN SACCO BELLO e un altro, un ragazzone, parla come Guccini) che prima ne disporranno e poi la accoglieranno tra di loro.
Per il resto la storia è quella solo un po' più buttata sul sesso (per la verità assai contenuto: la Miti si concede relativamente poco) con tanto di fuga finale col Principe Azzurro (Scali allora noto come sosia di Benigni) su un cavallo bianco con le ali di cartone.

Perfetto esempio del declino del cinema di genere comico che era cominciato già alla fine del decennio precedente, BIANCANEVE & Co. è un film dove nulla funziona. A partire da una irritante voce fuori campo in cui tale Paride Mensa (un cabarettista piemontese) fa' una pessima imitazione del terrunciello di abatantuoniana memoria (e durante la scena dell'accoppiamento - castissima - dei due sovrani fa parlare uno dei due cavalli con la voce - questa ben riuscita - di Tognazzi. Trovata assolutamente fine a se stessa). Pare che i due sceneggiatori Luigi Petrini e Nino Marino ci si siano messi d'impegno per scrivere un copione pieno di battute che non fanno ridere neanche col solletico. Anche se molte scene paiono letteralmente improvvisate dagli attori spaesati. Dotato di un cast insolitamente ricco di buoni nomi, considerato che deve essere costato non più di 150.000 lire, non ha una regia degna di questo nome col culmine che arriva a circa 1 ora e 24'' quando la scena è ripresa col sole di fronte rendendo - per un minuto buono - lo schermo praticamente giallo che neanche in una pellicola sperimentale. Prima, invece c'è da segnalare la fila degli uomini davanti la tenda dove Biancaneve distribuisce i suoi favori. Accade che uno dei figuranti uscendo deve essersi impigliato in chissà cosa facendo cadere la tenda. Cosa ci faccìa un tizio in fondo la fila vestito con giacca e jeans e particolarmente divertito dalla cosa non si sa. Ma si vede benissimo. Si dice esserci una versione più spinta, ma sarà vero?

Recensione a cura di:
Claudio Bruno D'Armini

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