NERO VENEZIANO



Regia/Director: Ugo Liberatore
Soggetto/Subject: Ugo Liberatore, Roberto Candus
Sceneggiatura/Screenplay: Ugo Liberatore, Roberto Candus, Ottavio Alessi, Domenico Rafele [Mimmo Rafele]
Interpreti/Actors: Renato Cestiè (Mark), Rena Niehaus (Christine), Yorgo Voyagis (Giorgio), Fabio Gamma (Dan), José Quaglio (padre Stefani), Olga Karlatos, Ely Galleani, Angela Covello, Lorraine De Selle, Florence Barnes, Bettina Mille
Fotografia/Photography: Alfio Contini
Musica/Music: Pino Donaggio
Scene/Scene Design: Giovanni Soccol
Montaggio/Editing: Alberto Gallitti
Produzione/Production: 3B Produzioni Cinematografiche
Distribuzione/Distribution: Medusa
censura: 71422 del 24-01-1978

Venezia ha da sempre esercitato un certo fascino sul cinema italiano, e in particolare sul genere giallo/horror. Numerosi sono gli esempi a tal proposito: basti pensare a Chi l'ha vista morire?, elegante giallo di Aldo Lado in cui un serial killer ossessionato da bambine dai capelli rossi si aggira indisturbato lungo i canali veneziani, La vittima designata, dove un inedito Tomas Milian gioca al "delitto per delitto" di hitchcockiana memoria con Pierre Clémenti, Anima persa, ottimo giallo di Giovanni Arpino con un iperbolico Vittorio Gassman in un ambiguo doppio ruolo, senza tralasciare A Venezia un dicembre rosso shocking, coproduzione britannica/italiana e capolavoro assoluto dei brividi lagunari di Nicolas Roeg.

Fuori tempo massimo, Ugo Liberatore gira nel 1978 il suo ultimo lungometraggio (nonché unico horror della sua carriera), una fiaba horror di possessioni demoniache e avventi dell'Anticristo ambientata, per l'appunto, a Venezia. Un giovane Renato Cestié, il bambino protagonista accanto a Nicoletta Elmi nello spiazzante finale di Reazione a catena di Mario Bava e che qualche anno dopo avrebbe preso parte al telefilm topico degli anni '80 tricolore, I ragazzi della terza C, interpreta il ruolo di Mark, quattordicenne cieco e affidato alle cure poco amorevoli della sorella Christine. I due adolescenti ereditano una fortuna in seguito alla morte della nonna e la ragazza decide di aprire una pensione nella città del Lido, ma le "visioni" demoniache del fratello e l'apparizione di un misterioso individuo intenzionato a soggiornare nell'hotel appena aperto daranno il via a una girandola di eventi paranormali e raccapriccianti che culmineranno nel recupero della vista da parte del ragazzo, non senza disastrose conseguenze.
Caratterizzato da luci fredde e da una fotografia asettica, curata da Alfio Contini, Nero veneziano è un horror che avrebbe potuto/dovuto osare di più. Essenzialmente incentrato sulla figura del giovane Mark, stenta a decollare per via di una sceneggiatura quasi castrata, penalizzata dall'impossibilità di tradurre in reale orrore alcune premesse davvero buone. Le sequenze visionarie garantiscono comunque un certo effetto e sono esteticamente ricercate, con riverberi e flash luminosi che conferiscono alle immagini un aspetto ultraterreno. In ritardo rispetto alla tematica demoniaca, affrontata nel decennio in tutti i modi possibili e immaginabili, Nero veneziano si lascia guardare solo in parte e il finale aperto offre pochi spunti di riflessione. Peccato.

Recensione a cura di:
Claudio Questa | Crea il tuo badge


Già pubblicata sul blog "A Wild' Wolrd" gestito dall'autore stesso:
http://wildenbruck.blogspot.it/2013/12/cinema-nero-veneziano.html

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