LA POLIZIA BRANCOLA NEL BUIO (1973)


Regia/Director: Elio Palumbo (Helia Colombo)
Soggetto/Subject: Helia Colombo
Sceneggiatura/Screenplay: Helia Colombo
Interpreti/Actors: Joseph Arkim, Francisco Cortez, Richard Fielding, Danny P. Gerzog, Gabriella Giorgelli, Robert Trewords, Elena Veronese, Halina Zalewska, Sonny Crowell, Daiana Murpy, Margaret Rose Keil, Erika Fisher
Fotografia/Photography: Giancarlo Pancaldi
Musica/Music: Aldo Saitto
Montaggio/Editing: Francesco Bertuccioli
Produzione/Production: Organizzazione Internazionale Spettacoli (O.I.S.)
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 62076 del 26-03-1973

I giornali riportano la notizia che ormai da tempo la polizia brancola nel buio. Non riesce a catturare un assassino seriale di fotomodelle. Un giornalista in cerca del colpo che sistemi la sua carriera, approfittando della scomparsa di un'amica modella, si reca nell'ultimo luogo dove lei era stata, la villa di un famoso fotografo di nudi femminili ormai malato e costretto su una sedia a rotelle. Si lascia ospitare da costui, un tipo alquanto ermetico e bizzarro, che vive con una moglie che lo disprezza a causa della sua impotenza, e con una candida e giovane nipote. A causa di un forte temporale, il fotografo invita il giornalista a trascorrere la notte alla villa. Il clima è ambiguo e misterioso. Il cameriere sembra tenere con sospetto sott'occhio l'ospite, la nipote invece sembra innamorarsi di lui. Alla villa c'è anche uno strano anziano medico amico di famiglia. Ma la notizia più sensazionale è che il fotografo paralitico sembra aver inventato una macchina in grado di fotografare i pensieri delle persone!

La polizia, nonostante il titolo fuorviante, non appare affatto per tutta la durata del film, se non nella scena conclusiva, in cui, già a caso risolto, viene svelato l'intrigo tramite l'utilizzo del solito (improbabile) spiegone finale, tipico di certi thriller senza troppa fantasia. Tutta la vicenda si svolge nelle mani di un gruppo di personaggi alquanto misteriosi e dalle facce mefistofeliche, che, ruotando intorno a una villa di campagna, trascinano il film, neanche troppo lungo, con i loro dialoghi ambigui e le proprie perversità. Chiunque potrebbe essere il colpevole, tutti sembrano avere la stessa espressione, forse volutamente, o forse a causa d'inespressività artistica. Il film si lascia vedere per la sua curiosità, povertà e stranezza. La storia si svolge nell'arco di due-tre giorni, tutte le notti piove tremendamente, mentre di giorno c'è il sole; le donne sono assassinate sempre nude o quasi, mentre alcune sequenze (il laboratorio con la macchina per fotografare i pensieri) rimandano alla fantascienza; improvvisi zoom cadenzati da una musica ripetitiva s'alternano a statiche inquadrature fisse protratte per minuti, che mostrano le stralunate conversazioni dei protagonisti. Il regista di questo film, a quanto pare, è alla sua prima e ultima volta dietro la macchina presa.

Recensione a cura di:
  Francesco Tassara | Crea tu insignia

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