LA MORTE CAMMINA CON I TACCHI ALTI (1971)

Regia/Director: Luciano Ercoli
Soggetto/Subject: Ernesto Castaldi, May Velasco, Dino Verde
Sceneggiatura/Screenplay: Ernesto Castaldi, May Velasco
Interpreti/Actors: Frank Wolff (Robert Matthews), Nieves Navarro [Susan Scott] (Nicole Richard), Simon Andreu (Michel Amont), Claudie Lange (Vanessa Matthews), Carlo Gentili (ispettore Baxter), Fabrizio Moresco (agente Berenson), Georges Rigaud (Lenny), Luciano Rossi (Halloray), José Manuel Martin (Smith), Pajarito (Philip), Rachela Pamenti (Penny Parker)
Fotografia/Photography: Fernando Arribas
Musica/Music: Stelvio Cipriani
Costumi/Costume Design: Osanna Guardini
Scene/Scene Design: Giuseppe Scalise
Montaggio/Editing: Pedro Del Rey
Suono/Sound: Amedeo Casati
Produzione/Production: Cinecompany, Atlántida Films, Madrid
Distribuzione/Distribution: Cineriz
censura: 59026 del 06-10-1971
Altri titoli: Nuits d'amour et d'épouvante, La muerte camina con tacón alto

ATTENZIONE LA SEGUENTE RECENSIONE CONTIENE DEGLI SPOILER!
La morte cammina  con i tacchi alti è un film italiano da collocare tra quelli di genere giallo erotico, con una lieve sfumatura  comica. La storia ruota intorno ad un furto di diamanti, dalla trama articolata, ricca di personaggi, con tutti gli ingredienti tipici del genere: omicidi, perversione, feticismo, voyeurismo, indizi, sospetti, ironia,  un pizzico di comicità e anche tanti sganassoni.
Guardando il film ho avuto la netta sensazione che il regista, Luciano Ercoli, abbia avuto l’intento di girare il suo lavoro dando ad esso un’unica chiave di lettura: l’organo di senso della VISTA. 
Utilizzando diversi elementi, di cui si servirà, egli fa si che lo spettatore diventi voyeur.

Il film racconta la storia di Nicole Rochard (Nieves Navarro), spogliarellista a Parigi, fidanzata con un giovane squattrinato Michel Aumont (Simon Andreu). Tutto ha inizio quando la giovane donna viene perseguitata da un uomo dagli “occhi azzurri” credendola in possesso della refurtiva di diamanti che il padre, prima di restare ucciso, dovrebbe aver consegnato lei. Nicole spaventata, crederà colpevole dell’aggressione il suo stesso ragazzo quando troverà nel bagno delle “lenti a contatto colorate”. 
Decide  allora di fuggire in compagnia del dottor Robert Matthews (Frank Wolff),  suo ammiratore (Il medico filmerà con l’utilizzo di una cinepresa uno dei suoi spettacoli – un ulteriore punto di “vista”).
I due si trasferiscono sulla costa inglese presso un cottage di proprietà. Sul posto gli amanti comunicheranno tra loro attraverso ”sguardi” languidi, carichi di passione erotica ed anch’essi, pur facendo finta d’essere marito e moglie, subiranno le “occhiate” ed i giudizi dei pochi abitanti del luogo.
Nicole sarà spiata, attraverso la “lente” di un cannocchiale, scopriremo in seguito, dal vecchio capitano Lenny (George Rigaud), puntato dietro la finestra (qui, non sul cortile).  Egli una sera assisterà alla visita da parte di una donna che offrirà del denaro alla Rochard. Successivamente di Nicole si perderà ogni traccia fino al ritrovamento in mare del suo cadavere.
Il dottor Robert, anch’egli, durante un controllo ad un suo paziente “cieco” riceverà  un colpo di pistola alla spalla, ferendosi.  Il regista ci fa ascoltare, dell’assassino, il suono dei passi (come se anche noi fossimo in quel momento ciechi)  e pone il nostro “sguardo” sulle scarpe indossate, un paio di stivali femminili con tacco alto.
La storia successivamente si complica. Ci sarà l’entrata in scena della moglie del professionista, la signora Vanessa (Claudie Lange),  che troverà la morte a colpi di un coltello che le squarterà il petto;  dell’ispettore Baxter (Carlo Gentili)  e del suo aiutante Bergson (Fabrizio Moresco)che  condurranno le indagini. 
Il custode del cottage, un certo Hallory (Luciano Rossi), un tipo inquietante di poche parole, sarà l’incarnazione del dubbio soprattutto quando indosserà, per perversione, gli abiti di Nicole (quel che si “vede” non sempre corrisponde alla realtà).
I sospetti e la colpevolezza cadranno sul fidanzato di Nicole, Michel che nel frattempo messosi sulle sue tracce è giunto a Londra.  Ma è tutto da “RIVEDERE”.
Se così fosse il buon proposito non è pienmente riuscito. 
L’ascolto della colonna sonora realizzata da Stelvio Cipriani, con sonorità tipicamente anni ’70, è l’unico ricordo (uditivo) che si conserva dopo la visione.
In conclusione parafrasando il titolo italiano del celebre capolavoro di Michael Powell: L’OCCHIO non ha ucciso”.

Frasi da ricordare:
“Quando ho scoperto che ad ogni mia domanda corrispondeva una risposta ed ad ogni risposta corrispondeva  una delusione ho capito che era meglio smetterla di fare tante domande”.
“Noi, i nostri clienti, li conserviamo sotto ghiaccio”.
“ Ma che cos’ha in testa ispettore? Il cappello Bergson, il cappello”.

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