FUGA DAL PARADISO (1990)

 Regia/Director: Ettore Pasculli
Soggetto/Subject: Ettore Pasculli, Gianfranco Clerici
Sceneggiatura/Screenplay: Ettore Pasculli, Lucio Mandarà
Interpreti/Actors: Fabrice Josso (Teo), Ines Sastre (Beatrice), Horst Buchholz (Thor), Aurore Clément (Sara Tolman, madre di Teo), Jacques Perrin (Eliseo Tolman, padre di Teo), Paolo Bonacelli (Eliah), Van Johnson (vecchio narratore), Umberto Conte (Anton), Giovanni Visentin, Barbara Cupisti, Daniela Giordano, Olivia Toscani Ancker, Lukas Amman, Fiammetta Carena, Roberto Corbiletto, Gianni Di Benedetto, Francesco Di Trapani, Vernon Dobtcheff, Niels Gullov, Anthea Kearly Triossi, Gabrielle Ludwig, Graziella Minuti, Marit Nissen, Petra Reinhardt, Bobby Rhodes, Laura Tanziani, Sergio Tedesco, Greta Vaillant, Cornelia Alma Ysker, Lou Castel [Ulv Quarzel] (contaminato)
Fotografia/Photography: Alfio Contini
Musica/Music: Michel Legrand
Costumi/Costume Design: Claudio Manzi
Scene/Scene Design: Giorgio Luppi, Marco Luppi
Montaggio/Editing: Ruggero Mastroianni
Suono/Sound: Samuel Cohen
Produzione/Production: Azzurra Film, RAI-Radiotelevisione Italiana (Rete 2), Iduna Film, München, Cinémax, Paris
Distribuzione/Distribution: Titanus Distribuzione
censura: 85619 del 23-04-1990
Altri titoli: La fuite au paradis, Flight From Paradise

Trama: Un bambino, giocando sulla spiaggia con altri compagni, trova un medaglione. Incontra, poi, un anziano uomo che, riconosciuto il monile, comincia a raccontare una lunga storia.
In un futuro indeterminato, i disastri ambientali generati dalla stupidità degli uomini, hanno causato la distruzione della vita sulla superficie terrestre, spazzata da venti gelidi. Le città sono divenute cumuli di macerie; gli ecosistemi sono morti e con loro gli organismi animali e vegetali che li popolavano. Le reazioni a catena del disastro hanno rilasciato nocive radiazioni e stress ambientali.

Le poche donne e uomini sopravvissuti hanno trovato scampo costruendo una città di tunnel sotto la superficie contaminata.
Qui pochi uomini anziani comandano la comunità dove le famiglie sono relegate in appartamenti-prigione da cui non possono uscire mai, salvo nell'unica volta, in età post-adolescenziale, per formare una nuova coppia.
Grandi schermi permettono le comunicazioni grazie a collegamenti elettronici. Gli unici autorizzati a risalire sono i "pattugliatori", sorta di soldati controllori, reietti che hanno accettato il ruolo di guardiani esterni e che devono rinnovare periodicamente il loro sangue con trasfusioni a difesa dalle contaminazioni.
Teo e Beatrice sono due sedicenni che vivono in questo mondo, si amano, desiderano vivere insieme, consiglio degli anziani permettendo, ma possono comunicare tra di loro solo grazie ai grandi schermi posti nelle loro camere.
Questa forzata virtualità diventa insopportabile e Teo progetta la fuga dal "paradiso" di cemento e acciaio che lo circonda.
Dopo aver visto in un microvideodisco, celato in un medaglione sottratto al padre, il film del mondo ante-apocalisse con la storia dell'umanità, decide di fuggire per incontrare finalmente Beatrice di persona.
Con l'aiuto del suo fido robot-servitore riesce ad uscire dall'appartamento e, attraverso tunnel e cunicoli, a raggiungere l'amata. Con terrore e disperazione si precludono, però, il ritorno.
Comincia la scoperta della terra, un mondo freddo, irrecuperabile e desolato.
Alla loro ricerca si avventurano i pattugliatori e il loro ostinato comandante Thor.
Nel loro peregrinare, dopo aver aggregato il cagnolino "Orso", incontrano una comunità di disperati sopravvissuti, guidati dal saggio Eliath.
I pattugliatori, armati di lanciafiamme, massacrano parte dei contaminati; i pochi superstiti e i due giovani trovano rifugio su una vecchia nave ancorata nei pressi.
Grazie al sacrificio di Eliath e, dopo essersi liberati di Thor che, intossicato ed impazzito, aveva preso in ostaggio Beatrice, i due innamorati e i loro compagni, in favore dell'alta marea, prendono il largo con la nave della speranza.
Così finisce il racconto del vecchio sulla spiaggia; egli rivela al bambino di essere Teo, rimasto, dopo tanti anni, ormai solo e stanco.

"Fuga dal paradiso" è film fantascientifico di taglio televisivo, prodotto dalla Rai e, tra gli altri, da Claudia Mori. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia risente di questa impostazione più da sceneggiato, forse preparato anche per il piccolo schermo che da lavoro pensato per il cinema.
Il genere post-atomico italiano, negli anni '80, ha avuto fortuna sulla scia delle produzioni Usa quali: "1997:fuga da New York", la saga di "Mad Max", la saga de "Il pianeta delle scimmie e "Blade Runner", oltre ad altri.
La fantasia, la tecnica delle riprese, le invenzioni degli effetti speciali nostrani e degli effetti splatter, oltre alla bravura dei registi, hanno reso possibile la realizzazione di opere di avventura, piene di inventiva; film, spesso, realizzati con pochi mezzi, ma capaci di destare l'interesse e l'entusiasmo degli spettatori. Commerciali, ma forti attrazioni capaci di riempire le sale dell'epoca.
Enzo G. Castellari, Sergio Martino, Aristide Mssacesi, Lucio Fulci, Ruggero Deodato, la coppia Mattei/Fracasso, tra gli altri, con uno o più film, hanno costruito con bravura il genere.
Il regista Ettore Pasculli affronta il tema, con questa opera prima, alla fine dello slancio pruduttivo e di idee del periodo, servendosi dell'aiuto finanziario della Rai in primis, con cui ha già lavorato.
Non sceglie di estendere ed approfondire la parte avventurosa, pur presente nella seconda parte, quanto di puntare ad un registro più interiore, più meditativo che svolga la storia dei due sfortunati giovani ad uso di riflessione degli spettatori sui disastri che la nostra società può compiere per distruggere la natura e il mondo civile.
Teo e Beatrice cercano di superare la loro solitudine e la loro cattività attraverso la fuga nell'incerto, ma con libertà; è il destino dell'uomo che sbaglia, si riscatta, affronta pericoli, ma è fautore del proprio destino.
Il film è compendio di cose già viste, negli anni, ma amministrato per rendere la visione gradevole fino alla fine dei non consueti 110 minuti.
Di maniera, dunque, ma con il supporto riuscito del cast, davvero di primo piano.
Van Johnson nella sua ultima apparizione cinematografica è il vecchio Teo narratore; Paolo Bonacelli, il capo dei reietti in superficie e Lou Castel un sopravvissuto. Ben guidati i due giovani protagonisti; Beatrice è Ines Sastre che rivedremo in molti altri film tra cui "Il testimone dello sposo" e "La cena per farli conoscere" di Pupi Avati.
Fotografia grigia e sgranata come lo scenario richiede.
Originali i cammelli utilizzati come cavalcature con selle a forma di scocca di motocicletta e i lanciafiamme come unica arma di offesa.
A merito della sceneggiatura aver evidenziato, nel 1990, l'invadenza della tecnologia, unico rifugio e ragione di vita degli abitanti del sottosuolo, con annessa pseudo chat-line consolatoria tra i due amanti virtuali che si accarezzano viso e mani sullo schermo gigante posto nelle loro solitarie camere da letto. Sviluppa, seppur con superficialità, il messaggio sociale pro difesa natura da salvare e non contaminare.
Il film trovò attenzione nella critica, ma scarso successo nelle sale.
Film da vedere, dunque, più per curiosità del fine genere e del periodo, senza infamia nè lode.


Recensione a cura di:
Dino Marin | Crea il tuo badge

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