CUGINI CARNALI (1974)


Regia/Director: Sergio Martino
Soggetto/Subject: Sergio Martino, Sauro Scavolini, Fernando Popoli
Sceneggiatura/Screenplay: Sergio Martino, Sauro Scavolini, Fernando Popoli
Interpreti/Actors: Riccardo Cucciolla (prof. Celio), Susan Player (Sonia), Alfredo Pea (Nico), Claudio Nicastro (Don Saxino, Domenico), Fiorella Masselli (Minuccia), Rosalba Neri (Altamare, domestica), Hugh Griffith (barone di Roccadura), Mauro Parrucchetti (Arcalli), Renzo Marignano (zio Cecé), Lia Tanzi (cameriera del barone), Vera Drudi, Edda Ferronao (Berenice, moglie di Celio), Mauro Perrucchetti, Loredana Fabriani, Carla Mancini, Raffaele Baldassarre, Ennio Colajanni, Franca Marchionne
Fotografia/Photography: Giancarlo Ferrando
Musica/Music: Claudio Mattoni
Costumi/Costume Design: Gaia Romanini, Maria Laura Zampacavallo
Scene/Scene Design: Francesco Calabrese
Montaggio/Editing: Eugenio Alabiso
Suono/Sound: Carlo Tarchi
Produzione/Production: Compagnia Cinematografica Champion
Distribuzione/Distribution: Interfilm
censura: 64105 del 06-03-1974
Altri titoli: L'initiatrice

Mentre Celio tenta di far ottenere al figlio Nicola il baronato – comprese le proprietà annesse – di Roccadura (Nicola è nipote per via materna del vecchio zio satiro, ultimo erede attuale), giunge come ospite la giovane e disinibita cuginetta Sonia. Riuscirà a fare breccia nella fitta coltre d’ipocrisia che ammanta la famigliola pugliese?
Tra farsa erotica e “pochade”, Sergio Martino (che s’è costruito una notevole reputazione con i suoi gialli – a cominciare da Lo strano vizio della signora Wardh, 1971) fa ritorno al genere “commedia pruriginosa” (suo infatti è anche Giovannona Coscialunga disonorata con onore, 1973) senza però cogliere pienamente nel segno. La satira al perbenismo di un’Italia populista e bigotta, piena di ipocrisie e vizi orrendi, si dimostra sdentata; e il ritmo nella seconda parte cade vertiginosamente, abbandonandosi ai patemi erotici del giovane e inesperto sedicenne protagonista, alle prese con le provocazioni sensuali e maliziose della cugina ninfetta. Dal canto suo, il film offre comunque una certa pulizia e solidità tecnica – Martino resta un solidissimo artigiano – e si avvantaggia delle buone prove interpretative del cast – su tutti le brevi ma vulcaniche apparizioni del britannico Hugh Griffith (I racconti di Canterbury, 1972 di Pier Paolo Pasolini) nella parte del vecchio conte porcellone – che quando non sono efficacissime, come nel caso dei due protagonisti – Susan Player (aveva esordito l’anno prima in Invasion of the Bee Girls / L’invasione delle api regine, 1973 di Denis Sanders) e Alfredo Pea (La dottoressa del distretto militare, 1976 di Nando Cicero) – hanno la fortuna di avere le facce giuste per l’occasione. Con qualche rammarico per quello che avrebbe potuto essere, compresa una certa castità nel reparto “epidermidi-scoperte” (non riesce nemmeno a fare un buon uso della notevole presenza di un’attrice come Rosalba Neri – La bestia uccide a sangue freddo, 1972 di Fernando Di Leo), finisce per risultare noiosetto e insapore.

Recensione a cura di:
Alessandro M. Colombo (c)

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