L'UOMO MECCANICO (1921)



REGIA: André Deed [André Chapuis] {22 II 1879 – Le Havre, Seine-Maritime, Haute-Normandie, Francia † 04 Ottobre 1940 – Parigi, Francia}
SCENEGGIATURA: André Deed [André Chapuis]
DIREZIONE FOTO: Alberto Chentrens
CAST: André Deed [André Chapuis] (Saltarello) Valentina Frascaroli {18 I 1855 – Torino, Piemonte, Italia † 13 IV 1957 – Creta, Grecia} (L’avventuriera) Mathilde Lambert / Gabriel Moreau (Elena / Professor D’Ara) Ferdinando Vivas-May (Ramberti) Giulia Costa
PRODUZIONE: Milano Film
DURATA: 1h20m | MATERIALE RITROVATO: 27m
DATA DI DISTRIBUZIONE: Novembre 1921
b/n
CONOSCIUTO ANCHE COME: Brasile: O homem mechanico; USA: The Mechanical Man

Difficile, per non dire impossibile, disquisire su un pellicola di circa 80 minuti della quale sia sopravvissuta poco meno di mezz’ora. Persa quasi ogni comprensibilità – la trama vedrebbe comunque uno scienziato costruire un robot telecomandato che gli viene rubato da un misterioso personaggio privo di scrupoli che lo usa per compiere rapine e ogni sorta di malefatta; una volta arrestato, il fuorilegge riesce a evadere dalla prigione, continuando a beffare l’ispettore Ramberti, e, tornato in possesso del suo uomo meccanico si appresta a compiere altri delitti; quando lo scienziato costruisce un nuovo robot che si confronti al primo; e, in tutto questo trambusto, la figura comica di Saltarello si lancia eroicamente in soccorso della bella Elena, figlia dell’inventore – non resta che desumere la trama dal poco rimasto e tentare di immaginare i molti passaggi perduti.
Di certo si nota che il ritmo è frenetico; e, anche se non sempre le figure comiche di André Deed (dapprima artista circense, poi famoso comico internazionale per il cinema, che si è presto dimenticato di lui, lasciandolo morire povero e dimenticato) risultano efficaci, la pellicola ha una sua ben precisa “allure” in equilibrio tra forti emozioni e ilarità. In ogni caso, alcuni momenti segnano davvero un punto fermo nella storia del cinema fantastico, o, più specificatamente, fantascientifico – come il robot che irrompe fracassando la porta nella stanza, o la lotta tra le due macchine antropomorfe – anticipando numerosi momenti del cinema di genere di lì a venire – si pensi a Terminator, 1984 di James Cameron o a certe pellicole e anime di origine nipponica in cui le lotte tra robot sono all’ordine del giorno, “pour ainsi dire” – accompagnate inoltre da una buona capacità speculativa. È un vero peccato che la pellicola – al momento – non esista più nella sua interezza; ma rimane certamente, quanto meno a livello di curiosità, un titolo affascinante e degno di visione. Vale anche la pena sottolineare la scena della festa mascherata, che mescola con abilità i momenti comici iniziali ai momenti terrifici della sua conclusione.

Recensione a cura di:
Michael Wotruba | Crea il tuo badge


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