LA POLIZIA RINGRAZIA (1972)



Regia/Director: Stefano Vanzina [Steno]
Soggetto/Subject: Lucio De Caro, Stefano Vanzina [Steno]
Sceneggiatura/Screenplay: Lucio De Caro, Stefano Vanzina [Steno]
Interpreti/Actors: Enrico Maria Salerno (commissario Bertone), Mariangela Melato (Sandra), Mario Adorf (dott. Ricciuti, sotituto procuratore Repubblica), Franco Fabrizi (Bettarini), Cyril Cusack (ex questore Stolfi), Laura Belli (Anna Maria Sprovieri), Jürgen Drews, Corrado Gaipa (avv. Armani), Giorgio Piazza, Ezio Sancrotti (commissario Santalamenti), Pietro Tiberi, Diego Reggente, Ada Pometti, Sergio Serafini, Fortunato Cecilia, Ferdinando Murolo (capo squadra "giustizieri"), Gianfranco Barra (agente Esposito), Romualdo Buzzanca, Giovanna Di Vito, Riccardo Mangano, Gianni Solaro, Franz Treuberg, Valentino Macchi (operatore radio), Luciano Bonanni (Raf Valenti)
Fotografia/Photography: Riccardo Pallottini
Musica/Music: Stelvio Cipriani
Scene/Scene Design: Nicola Tamburo
Montaggio/Editing: Roberto Perpignani
Suono/Sound: Pietro Ortolani
Produzione/Production: Primex Italiana, Dieter Geissler Filmproduktion, München
Distribuzione/Distribution: P.A.C.
censura: 59835 del 24-02-1972
Altri titoli: Das Syndikat
Durata:99 minuti

ATTENZIONE LA SEGUENTE RECENSIONE CONTIENE DEGLI SPOILER!
Trama: A Roma, inizio anni '70, due giovani cercano di compiere una rapina in una gioielleria di un quartiere popolare. Il gesto malavitoso si conclude con l'omicidio della proprietaria dell'esercizio e di un uomo che, all'esterno, cercava di opporsi.
Il commissario Bertone, capo della squadra mobile della polizia, si occupa del caso e organizza la ricerca dei due delinquenti sfuggiti alla cattura con la loro moto dopo il colpo.
Le difficili indagini non portano a nulla fino a quando uno dei due rapinatori viene trovato ucciso, giustiziato da un gruppo di persone denominato poi dai giornali "anonima anticrimine" che si è autoproclamata giustiziere nella città.
Inizia una serie di omicidi di malavitosi, di prostitute, di estremisti politici, di gay, persone in genere che vivono ai margini della società, sottoposti alla attività di pulizia sociale di questo gruppo di assassini organizzati.
Il commissario Bertone si impegna, con indagini accurate e con l'aiuto della gionalista Sara, per scoprire mandanti ed esecutori della vendetta giustizialista. Intanto viene messo sotto inchiesta dal sostituto procuratore della Repubblica Ricciuti che lo accusa di aver favorito il pestaggio di un pregiudicato.
Interviene poi per tentare di liberare, fermato però dal superiore Ricciuti, una ragazza, Annamaria Sprovieri, presa in ostaggio dal sopravvissuto rapinatore della gioielleria,tal Settecamini. Durante un avvincente inseguimento successivo tra le auto della polizia e la moto del delinquente, in fuga con la ragazza ostaggio, questa è sbalzata intenzionalmente e travolta, fino a morirne in un lago di sangue, da una gazzella dei poliziotti.
Il delinquente verrà poi catturato e, tra mille pericoli, Bertone riuscirà a scoprire i membri e il finanziatore della squadra della morte. Il capo è l'ex questore Stolfi, la base delle operazioni è un circolo di poliziotti dove il commissario viene attirato, con un tranello, dal suo collega e amico Santalamenti.
In questo luogo viene ucciso a colpi di pistola dai suoi stessi colleghi che vogliono a tutti i costi difendere l'organizzazione e mirano ad organizzare, più in grande, un colpo di stato per normalizzare l'Italia.
Nel finale aperto, davanti al cadavere di Bertone, rinvenuto sotto un ponte, il sostituto procuratore Ricciuti, al corrente delle indagini del commissario, si ripromette di perseguire, combattere e sgominare con ogni mezzo l'organizzazione dei giustizieri criminali.
Girato nel 1972 "La polizia ringrazia" rappresenta la genesi dei film poliziotteschi. Dalla tradizione dei film noir e gialli il genere poliziesco trae suggerimenti e linee guida importanti, ma l'opera di  Vanzina apre agli stilemi che concretizzeranno la scuola, il periodo storico contestualizzato e le caratteristiche diegetiche di quello che viene appunto definito "cinema di genere poliziottesco".
Nei molti film che seguiranno, diretti da registi con esperienze e capacità di lavoro variegate, porteranno nel loro profilmico l' eredità degli elementi presenti nel film caposcuola. Nelle sceneggiature dei film a venire emergeranno sempre rimandi e diventerà un bel gioco scoprirli e valorizzarli.
L'Italia, in quegli anni, è una pentola in ebollizione e attraversa, dopo le speranze operaie e studentesche del '68, un periodo di forti incertezze politiche e di gravi tensioni sociali. Avvengono, con frequenza, attentati eversivi contro persone e cose da parte di estremisti politici di destra e sinistra cui lo Stato non sembra essere in grado di dare risposte rassicuranti per i cittadini "borghesi". Nel film troviamo qualche elemento: il commento di Bertone sulle indagini riguardanti la morte dell'anarchico Pinelli, l'uccisione da parte della anonima anticrimine di un operaio considerato un estremista, la pena di morte per gli assassini, argomento di accese discussioni del periodo e il pericolo, all'orizzonte, di possibili colpi di stato pensati dai poteri forti dell'epoca. A tutto questo si aggiungono i giornali di una certa parte politica che difendono i delinquenti dai cosiddetti soprusi e si accaniscono per ostacolare il lavoro della polizia.
Bertone organizza per loro un tour notturno per la città per illustrare le difficoltà che la polizia incontra quotidianamente e con quali avversari deve confrontarsi. E' un intelligente spot che Vanzina confeziona per gli spettatori, sponsor le forze dell'ordine, che coinvolge e raggiunge l'obiettivo scolastico sul tema malavita.
Se la degenerazione politica preoccupa, l'avanzata del crimine organizzato  e le mani legate della polizia per fronteggiarlo, terrorizzano il cittadino italiano degli anni '70. Il film sviluppa questo elemento nel rapporto-confronto tra Bertone e i suoi superiori, notai della legge piuttosto che difensori dei diritti delle persone vittime dei crimini. La legge troppo garantista tende a vanificare il lavoro della polizia, ma ne amplifica, per risposta, il coraggio e l'iniziativa personale per sconfiggere comunque e a tutti i costi il crimine. Poliziotto=eroe solitario contro tutti e da tutti avversato. Emerge, per la prima volta, in Bertone la figura del difensore della legge duro e puro che agisce solo per fini di giustizia e per questo, talvolta, non rispetta fino in fondo la legge dalle troppe regole cui lo Stato lo lega. Vanzina tratteggia quel personaggio che verrà rivisitato in mille differenti sfaccettature con risultati spesso entusiasmanti da Merli, Milian, Nero a Mann, Mezzogiorno, Merenda, Gasparri e molti altri.
In questa squilibrata e pericolosa zona sociale nasce il mito della giustizia "fai da te". Il poliziotto, il cittadino, l'ex giudice decidono di sostituirsi al potere costituito troppo molle e remissivo. "La polizia ringrazia" esce un anno dopo de "Il giustiziere della notte"-1971 di Michael M. Winner con Charles Bronson dove si trova il tema della vendetta personale e un anno prima de "Una magnum per l'ispettore Callaghan"-1973 di Ted Post con Clint Eastwood dove si trova il tema dell'uomo di legge che combatte un'organizzazione di vendicatori sociali poliziotti.
Altri elementi che non mancheranno più nei film di questo genere sono gli inseguimenti con auto e moto dove la perizia degli stuntmen fa veri miracoli con scene di grande effetto e rischio e l'uso mirato degli attori caratteristi che si faranno individuare e riconoscere con continuità nei ruoli seriali del cattivo, del mafioso, del giudice, del delatore, ecc.
Qui emergono Franco Fabrizi, malvivente di bassa lega poi giustiziato, e Corrado Gaipa, avvocato difensore della mala.
La prova di Enrico Maria Salerno, pur con evidente parrucchino d'ordinanza, è propedeutica per i commissari seguenti; recitazione teatrale senza fronzoli. Mario Adorf inaugura un ruolo che gli sarà congeniale; di passaggio Mariangela Melato più a suo agio nel futuro "La poliziotta", parodia a lei più congeniale e diretta sempre da Steno.
Bellissima la colonna sonora di Stelvio Cipriani che diventerà icona a sottolineare scene drammatiche, d'azione e narrative.
Un discorso a parte merita Stefano Vanzina, regista e grande maestro della commedia italiana, in arte Steno, in campo fin dal 1949 e con alle spalle tantissimi film comici, satirici, commedie dai Totò ai Sordi fino a Buzzanca, Bud Spencer, Pozzetto e Abatantuono tra i tanti.
Per dare serietà all'operazione de "La polizia ringrazia", oltre al soggetto e alla sceneggiatura, firma la regia per la prima volta con il suo vero nome e cognome. Si libera dalle convenzioni satirico-grottesche che lo hanno accompagnato e che lo guideranno dopo questa esperienza per approfondire temi di rilevanza sociale, alla sua maniera, con serietà e coerenza.
Il film è lineare, non contiene episodi eclatanti, salvo qualche inseguimento e l'uccisione sanguinosa dell'ostaggio Laura Belli, ma si fa seguire con interesse per tutta la durata.
Per capire il genere poliziesco o poliziottesco è necessario vedere con attenzione questo film e goderne la sua attualità e la sua bellezza.

Recensione a cura di:
Dino Marin | Crea il tuo badge

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