RING (1977) di Luigi Petrini - recensione del film


RING (1977) di Luigi Petrini
ATTENZIONE LA PRESENTE RECENSIONE CONTIENE SPOILER!
Antonio  Esposito detto Totonno, venditore di sigarette di contrabbando, ha un debito di 500.000 lire con il suo fornitore Don Alfonsino, referente della camorra per la zona di Sorrento. Totonno non ci dorme la notte, anche perché la scadenza si avvicina e lui non sa come reperire la somma. In aiuto gli viene il figlio Ciro, che non curante delle conseguenze, ruba un carico di tonno nei depositi di Don Farracone, di cui Don Alfonsino ne è custode. Ciro vende il tonno ad una banda rivale, e con i soldi ricavati il padre salda definitivamente il debito. Ma siccome il paese è piccolo e la gente mormora, Don Alfonsino vuole vederci chiaro sulla provenienza dei soldi che Totonno gli ha restituito, e lo va a trovare a casa. Il poveretto non sa che il figlio ha rubato per lui e non riuscendo a dare spiegazioni plausibili viene pestato a sangue; e dramma nel dramma, Totonno muore per le ferite riportate davanti agli occhi della figlioletta Rosaria, che per lo shock perde l’uso della parola. Il sacrificio di Totonno non aiuta Don Alfonsino a recuperare il carico di tonno, che per punizione, a sua volta viene fatto giustiziare da Don Farracone.

Un bel giorno mentre Ciro è al lavoro, si trova ad affrontare a mani nude gli uomini che hanno ucciso suo padre, e a suon di sberle ne mette in fuga ben quattro. Viene notato da Gegè, un impresario del nord, che lo convince ad intraprendere la carriera di pugile professionista. A questo punto il film cambia repentinamente. Se fino ad ora abbiamo visto una sceneggiata con sfondo noir alla Brescia/Merola, da questo momento in poi il film prende tutt’altra piega, con l’entrata nella storia di nuovi attori. Vediamo Ciro allenarsi per le strade di Sorrento, come Stallone in Rocky per le strade di New York, perché è superfluo dire che il film si ispira alla più famosa pellicola americana girata l’anno prima. Ma è bene ribadire che il tutto resta all'ispirazione, perché il film fatto con tutt’altri mezzi ed un budget molto più esiguo non si prende mai sul serio, facendo in alcune scene l’occhiolino alla commedia. 
RING (1977) di Luigi Petrini
Incontro dopo incontro Ciro diventa campione italiano, però i successi nello sport non vanno di pari passo con quelli in amore, la sua ragazza Alba lo lascia perché non condivide questa sua scelta. Lui è così addolorato che, nel frattempo che lei ci ripensi, si consola con la donna di Don Farracone (mica scemo!). Le vittorie del pugile di Sorrento continuano finché Don Farracone (c’è sempre lui dimezzo) manager dell’attuale campione europeo, tale Tommy Davis da Liverpool, propone a Gegè di far combattere Ciro per il titolo. Gegè in un primo momento cerca di rifiutare perché dice che il ragazzo ancora non è pronto, ma Don Farracone lo minaccia sventolandogli davanti i suoi debiti e rivelandogli (con grande sorpresa di tutti) che Ciro è diventato campione non grazie alle sue doti, ma perché lui ha truccato tutti gli incontri così da aiutarlo nella scalata al titolo italiano e diventare di conseguenza un potenziale sfidante per il titolo europeo. Ormai il dado è tratto, e allenamento dopo allenamento, ritmato da una musichetta che ricorda da vicino la colonna sonora di Rocky, Ciro Esposito arriva al fatidico incontro contro Tommy Davis, che in un italiano maccheronico dal forte accento inglese durante la conferenza stampa, dice per intimorire il nostro eroe “ Vado L’ammazzo e torno!”. Il palazzetto dello sport dove si tiene l’incontro è pieno, non si capisce bene, però, se quelle che si vedono sullo schermo sono immagini di repertorio oppure girate appositamente per il film, perché ad un certo punto si vede sul ring, per qualche secondo, anche Nino Benvenuti che viene presentato come tale, inevitabile chiedersi se lui ne era consapevole! Finalmente inizia l’incontro, i due pugili si studiano e risulta abbastanza palese fin da subito, che i due attori non solo non hanno mai tirato di boxe in vita loro ma forse non hanno neanche mai visto un incontro. Guardie inesistenti, pugni tirati al vento, il tutto ripreso da una cinepresa a mano, che gira a vuoto intorno ai due, cercando di coprire il più possibile la povertà della scena. Round dopo round se le danno di santa ragione, Ciro va al tappeto una prima volta e si rialza a stento, ma sofferente riesce lo stesso ad arrivare fino al 12° round, l’ultimo. Tommy vista la difficoltà dell’avversario riesce a mandarlo al tappeto per la seconda volta, sembra definitivamente finita per il campione di Sorrento, ma da bordo ring la sorellina Rosaria in preda alla disperazione riesce, in un momento che vuole essere drammatico ma non lo è, ad riacquistare la parola ed a urlargli “Ciro ti devi alzare… ti devi alzare…” sono le parole magiche che cambiano l’esito dell’incontro. Ciro si alza e sconfigge l’avversario diventando campione europeo. Mentre esulta sul ring partono i titoli di coda, e si sente, durante il loro scorrimento, l’aggiunta posticcia della voce di Ciro che chiama Alba, come qualche altro precedentemente aveva fatto con Adriana.
Per quanto il film possa risultare simpatico, le cose da salvare sono veramente poche. Il difetto più grande di Ring è che non riesce mai a coinvolgere realmente, solo la prima parte risulta abbastanza scorrevole con tutte le ingenuità del caso, per poi perdersi nel proseguo di quella che vuole essere un’opera di sfruttamento del successo del film Rocky, e se anche la sceneggiatura può risultare in definitiva abbastanza originale (limitando a poche scene i rimandi alla pellicola  recitata da Stallone), risulta essere un'opera girata senza convinzione dove il salvabile  si può trovare nella bravura di alcuni attori che a momenti ne risollevano le sorti, ma non così tanto da salvarla agli occhi dello spettatore.

Regia: Luigi Petrini; Soggetto: Elfriede Gaeng; Sceneggiatura: Elfriede Gaeng, Luigi Petrini; Interpreti: Mario Cutini (Ciro Esposito), Stella Carnacina (Alba), Linda Sini, Gianni Loffredo, Pupo De Luca (Gegè), Nikki Gentile, Armando Marra, Mario Pedone, Joshua Sinclair, Georgia Lepore; Fotografia: Luigi Ciccarese; Musica: Fabio Frizzi, Franco Bixio, Vincenzo Tempera; Scenografia: Massimo Corevi; Montaggio: Adriano Tagliavia; Produzione: Filmday Production; censura: 71286 del 19-12-1977

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