MANGIATI VIVI (1980)


Regia/Director: Umberto Lenzi
Soggetto/Subject: Umberto Lenzi
Sceneggiatura/Screenplay: Umberto Lenzi
Interpreti/Actors: Robert Kerman (Mark Butler), Janet Agren (Sheila Morris), Ivan Rassimov (Jonas Melvyn), Mel Ferrer (prof. Cartier), Paola Senatore (Diana Morris), Me Me Lai, Mag Fleming, Franco Fantasia, Gianfranco Coduti, Alfred Joseph Berry, Michele Schmieselm, Mel Ferrer (prof. Carter)
Fotografia/Photography: Federico Zanni
Musica/Music: Budy Maglione
Costumi/Costume Design: Massimo Antonello Geleng
Scene/Scene Design: Massimo Antonello Geleng
Montaggio/Editing: Eugenio Alabiso
Suono/Sound: Massimo Mariani
Produzione/Production: Dania Film, Medusa Distribuzione, National Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Medusa Distribuzione
censura: 74827 del 20-03-1980
Altri titoli: Eaten Alive, Lebeding gefressen

TRAMA: A New York avvengono strani omicidi provocati da dardi con veleno di cobra. Un incidente stradale provoca la morte dell'assassino e viene ritrovato un filmato appartenente a Diana Morris (Paola Senatore) che risulta sparita da lungo tempo. La sorella Sheila Morris (Janet Agren),sentita dalla polizia, decide di cercare la sorella e visionate le immagini ritrovate, parte alla volta di un piccolo villaggio situato nella giungla della Nuova Guinea. Qui ingaggia Mark Butler (Robert Kerman), un duro che ha disertato l'esercito nel Vietnam e che vive in queste zone in clandestinità. La spedizione dà i suoi frutti e tra pericoli superati con coraggio, raggiungono un villaggio dove vive un gruppo di bianchi che ha seguito Melvyn Jonas (Ivan Rassimov), un  santone a capo della setta che si contrappone alla civiltà dei consumi per rivivere le origini dell'uomo. Al gruppo si è unita anche Diana Morris. La comunità è vessata dai soprusi del suo guru e dei suoi sodali, oltre all'incombente pericolo di tribù locali dedite al cannibalismo. Sadismo, droga e appiattimento della personalità rendono vani i tentativi di fuga.
Dal mondo civile arrivano, infine, i soccorsi. Gli elicotteri dei liberatori scatenano l'ira e la violenza di Jonas che con la droga vuole convincere la setta al suicidio collettivo. La degenerazione porta nel villaggio omicidi, suicidi e scatena gli indigeni al cannibalismo. Si salvano solo Sheila e Mark; Diana viene divorata viva e Jonas fugge evitando la cattura.

Umberto Lenzi, regista, sceneggiatore e scrittore di esperienza e di talento, si è confrontato nel tempo con vari generi cinematografici: peplum, giallo, horror, poliziesco e spionaggio.
Il cannibal-movie lo vede esordire con "Il paese del sesso selvaggio" del 1972, film che inaugura addirittura il filone (anche se è presente solo una scena di cannibalismo), cui segue nel 1980,appunto, "Mangiati vivi" e,a chiusura del trittico lenziano, il più famoso e molto censurato"Cannibal ferox" del 1981.
"Mangiati vivi" contiene tutti gli ingredienti del genere: avventura in paesi selvaggi, sesso, paesaggi con foreste e animali che uccidono e si uccidono ,tribù selvagge che praticano riti magici e cannibalismo, bianchi sottoposti alla violenza della natura e degli indigeni.
La trama trae spunto dalla "moda" del momento che vedeva nascere in tutto il mondo, dall'India agli Usa, sette mistico/ religiose e l'accanirsi dei media sugli eccessi del fenomeno. Il film è liberamente tratto da un fatto vero. Lenzi sviluppa, a modo suo, l'eterna lotta tra il mondo primitivo e l'avanzata inarrestabile del mondo occidentale, tra il modernismo e il ritorno alla natura. Qui tutto viene portato sopra le righe, sviluppando i temi per quel pubblico che, all'epoca, chiedeva emozioni forti e immagini scioccanti, tanto da usare anche elementi dei mondo-movie per accentuare i toni del racconto (squartamenti,evirazioni, lotte animali).
Vengono anche utilizzate scene di altri cannibal-movies per ragioni, frequenti allora, di budget ridotto.
Un film non di alte pretese, ma interessante e avventuroso che mette in risalto, meritoriamente, le due principali interpreti femminili: da Janet Agren piuttosto statica, ma da apprezzare nella scena del confronto con il losco santone, nuda e tutta dipinta di oro, a Paola Senatore nella sua maturità artistica, convincente e realistica. Di maniera i ruoli di Kerman e Rassimov.

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