ERCOLE CONTRO MOLOCH (1963)



Regia/Director: Giorgio Ferroni
Soggetto/Subject: Arrigo Equini, Remigio Del Grosso, Giorgio Ferroni
Sceneggiatura/Screenplay: Arrigo Equini, Remigio Del Grosso, Giorgio Ferroni
Interpreti/Actors: Gordon Scott (Ercole), Alessandra Panaro (Medea), Rosalba Neri, Arturo Dominici, Michel Lemoine, Jany Clair, Nerio Bernardi, Pietro Marescalchi, Gaetano Scala, Giovanni Pazzafini, Mario Lodolini
Fotografia/Photography: Augusto Tiezzi
Musica/Music: Carlo Rustichelli
Costumi/Costume Design: Elio Micheli
Scene/Scene Design: Arrigo Equini
Montaggio/Editing: Antonietta Zita
Suono/Sound: Franco Groppioni, Aldo Rondani
Produzione/Production: Explorer Film '58, C.F.F.P. (Comptoir Français du Film Production), Paris
Distribuzione/Distribution: Euro International Films
censura: 41880 del 18-12-1963
Altri titoli: Conquest of Mycene, Hercule contre Moloch, Hercule contre Moloch, Hercules Attacks, Die Eroberung von Mykene

In una Micene mitica ed immaginaria ed anche semidistrutta a causa di un disastro naturale, la regina Demetra partorisce un figlio deforme che andrebbe solo ucciso. Ma il gran sacerdote ha altri progetti, per rendere potente la città ed aumentare il prestigio sacerdotale, inventa un culto con tanto di sacrifici umani.
I tributi(soprattutto femminili)si susseguono e questo causa l’odio delle città vicine, incapaci di ribellarsi per paura del mostro. Quando però, Astarione, sacerdote del dio Moloch(cioè il mostro), chiede tributi alla città 
rivale, Tirinto, Glauco, ovvero Ercole,si rivolta e facendosi passare per vittima, entra a Micene….
Il racconto mitologico mischia con sapienza tre racconti greci. In primis, la vicenda del Minotauro, che qui è Moloch, il dio fenicio, che proteggeva la famiglia dalle divisioni e che viene ricordato dagli Ebrei come dio maligno. Poi, il mito è richiamato nella figura marginale di Pasifae, che qui c’è, ma non è la Pasifae della leggenda, tanto è vero che la regina-adultera è Demetra, il cui nome, ricorda la divinità materna di Micene. Ferroni, regista di documentari come Vertigine Bianca sulle Olimpiadi Invernali, qui dosa bene queste idee che mescolano miti diversi, nel fine di realizzare un film piacevole e che possa strizzare l’occhio anche ai “classicisti”, come in questo caso è la sottoscritta. Bella l’interpretazione di Nerio Bernardi, nel ruolo del sacerdote a cui interessa solo il suo piccolo potere religioso e come del resto non esserla, visto l’attore. Bella Alessandra Panaro, nel ruolo dell’amata di Ercole, anche se personalmente io la preferisco di gran lunga nei ruoli della commedia all’italiana,dove il suo fascino di donna con le curve, viene esaltata anche da una verve comica niente male. Brava, più che bella Rosalba Neri, riscoperta poi nel decennio successivo in molti triller erotici, qui nel ruolo non del tutto semplice di una regina che ricorda la storia di Pasifae e il toro di Poseidone. 
A parte è il ruolo di Gordon Scott, sul quale secondo me, stavolta il Morandini toppa di sicuro. Non è infatti, a mio avviso stato scelto solo perché bellimbusto e forse è più credibile in questo ruolo di altri “barbuti” che dovevano impersonare ruoli eroici freschi e imberbi. Ritornando alla spiegazione di prima, Ercole qui sarebbe Giasone, mentre Medea(la Panaro)dovrebbe essere nel mito miceneo, che è antico , Arianna, cioè una giovane minorenne,cosa che nella realtà la nostra Alessandra non è, anche se riesce(specialmente nella scena del “sacrificio a Moloch”) a sembrare una povera imberbe ragazza, in balia del fratellastro crudele. 
Anche i costumi, sono realizzati magnificamente e sono-lo dico da storica- davvero ispirati a quelli che i soldati portavano a Micene, cosa che non è indice certo di storicità, in quanto Ercole non è mai realmente esistito, ma pone il film, almeno in questo, in posizione molto diversa rispetta ad altri prodotti dello stesso genere. Direi in una posizione più reale e “vera”. 
A differenza del peplum precedente da me censito, la formula è quella “classica”, ciò nonostante, la scelta del mito miceneo, fa di questo , un film credibile(anche dal punto di vista leggendario), godibile e sorprendente, che butta giù in un attimo tutti i pregiudizi che ci si potrebbe fare su questo genere così proficuo. Da segnalare, come ultima analisi, l’interpretazione di Vittorio Ripamonti, nel ruolo del re. 
Ripamonti è in questo film molto capace e come tutti i grandi attori, così bravo da accettare anche ruoli minori, che però fanno brillare sapientemente la sua “stella”.
In definitiva un film che non delude i fan del genere, ma che risulta essere sorprendente,anche per chi, come me non è un’amante in toto. 
Curiosità: La critica più radicale ricorda nel regista soprattutto il suo passato neorealista,rinnegando in parte i lavori successivi. Infatti i critici assegnano a questo film una o al massimo, due stelle. 

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